Le sbarre si alzarono e fiumi di persone sfociarono nella libertà. Picconate di gioita, abbracci e idranti, l’euforia prese il sopravvento. Uno stordimento prodotto dall’onda d’urto del treno della Storia che stava passando, si stava scrivendo una nuova pagina. Fu la notte della caduta del Muro di Berlino. Sono trascorsi già 31 anni, era il 9 novembre del 1989.
“Trentuno anni fa cadeva il muro di Berlino, aprendo la strada a un’Europa veramente unita. Mentre combattiamo il Covid-19, questa unità è più vitale che mai“. Così su Twitter il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
Il simbolo della fine della cortina di ferro, della riunificazione della Germania era stato preparato e preannunciato dalle fughe estive di tedeschi orientali attraverso Ungheria e Cecoslovacchia.
Quella notte cominciò poco prima delle 19 con la conferenza stampa del portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski, in cui l’allora corrispondente dell’ANSA a Berlino est, Riccardo Ehrman, con una sua domanda ne innescò altre che poi portarono all’annuncio: in pratica, si poteva oltrepassare il Muro. La diretta tv che inquadrava Ehrman seduto ai piedi del tavolone da cui parlava Schabowski spinse decine di migliaia di berlinesi dell’est verso i posti di frontiera fra le due parti della città. Le guardie, colte di sorpresa da un afflusso così massiccio, chiesero ordini su come comportarsi ma comunque alzarono le sbarre bianche e rosse permettendo a tutti di passare senza controlli. Una resistenza senza equipaggiamenti anti-sommossa, del resto, era tecnicamente impossibile o sanguinosamente inutile.
All’inizio ci fu stupore e incredulità per la beffa ai Vopos, gli agenti della Polizia del popolo che per quasi 30 anni avevano sparato contro chiunque tentasse di scavalcare il Muro e che si erano resi responsabili più o meno direttamente della morte di almeno 140 fuggiaschi solo a Berlino.
Per tutta la notte fu festa. Il flusso di tedeschi dell’est fu accolto dagli applausi di tanti concittadini dell’ovest. Si urlava “libertà” e ci si abbracciava, anche fra parenti costretti a vivere divisi per decenni. Giovani – giovane era gran parte di chi si mosse quella notte – che vedevano luoghi di cui avevano solo sentito parlare dai più anziani, come l’elegante viale Ku’damm. Si stappavano bottiglie, si accendevano fiaccole, si sventolavano bandiere della Germania e circolavano già prime copie di un tabloid che annunciava “Berlino è di nuovo Berlino”.
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