L’Europa divisa: lo scontro in atto spiegato in 5 punti

Il processo di unificazione dell'unione europea potrebbe essere difronte a un bivio? Interris.it lo ha chiesto a Riccardo Scarfato, ricercatore associato Public Affairs

Si sarebbe dovuto realizzare oggi l’Eurogruppo più atteso dalla nascita dell’Europa, purtroppo l’accordo tra i ministri delle Finanze dell’area euro, riuniti in una maratona notturna in videoconferenza, per definire una risposta economica comune alla crisi coronavirus, non è arrivata. Tutto è stato rinviato a domani 9 aprile. Non è facile comprenderne le motivazioni, l’Europa si trova in una situazione d’emergenza, il Ministro Gualtieri l’ha definito “il momento della responsabilità comune”. Per analizzare questo panorama inaspettato Riccardo Scarfato, ricercatore Associato Public Affairs di Vision Think-Thank ed esperto in valutazioni in politiche di coesione è tornato a parlarne con la redazione di interris.it

Perché l’Europa non riesce a decidere?

“Purtroppo, e lo dico da convinto europeista, poiché solo grazie all’Unione sono riuscito a formarmi professionalmente ed accademicamente all’estero, il processo di unificazione dell’Unione è ad un nuovo punto di stallo. Siamo ancora ad una fase di processo che sottolinea come l’opera resti incompiuta e lontana dalla “visione” della Dichiarazione Schumann – spiega Scarfato -. Da una parte abbiamo gli Stati che continuano – al netto di qualsiasi valutazione di merito -, ad avere il monopolio su alcune materie e competenze (vedi politica economica, estera, sicurezza e indirettamente – in questo caso – la sanità); dall’altra parte, invece, troviamo un’integrazione sovranazionale che arranca (vedi euro). La sfida arriverà alla fine di quest’emergenza, quando dovremmo decidere se continuare in questa UE monca, (ri)pensando ad una sua evoluzione o accantonarla così da rassegnarsi a contare ancora meno in questo mondo cosi globalizzato”.

Perché l’Eurogruppo è così importante?

“L’euro è una delle conquiste più importanti d’Europa. La moneta unica è una svolta importante per gli Stati coinvolti. Tuttavia, non si può negare che la gestione della politica monetaria senza – appunto- lo stesso potere in materia di politica economia non può che produrre distorsioni. Dunque, l’Eurogruppo, ovvero in una ‘battuta’ il gruppo dei 19 Stati che hanno adottato l’Euro – pur non abbracciando i 28 Membri dell’UE (27 senza UK) comprende buona parte delle maggiori potenze economiche dell’UE. Di fatti- aggiunge –  quindi se crollasse il sistema euro, trascinerebbe con sé il “sogno europeo”, basta vedere la sua formalizzazione nello stesso Trattato di Lisbona”.

L’Europa sopravviverà al coronavirus?

“Sicuramente l’Europa si salverà dal coronavirus. Il problema vero è capire se sopravviverà l’Unione europea ed il sogno di un’unione federale che porta con sé – sottolinea il ricercatore -. Penso che le sfide di sicurezza, solidarietà e gestione delle grandi crisi mondiali, non possano più essere affrontate dai singoli Stati, ma che soltanto l’Unione possa far fronte alle sfide del XXI secolo, basta guarda i numeri. L’Italia, solo relativamente al numero di abitanti, è circa 23 volte più piccola della Cina, 22 volte inferiore all’India, 6 volte degli USA e quasi 3 volte della Nigeria. Per non parlare dei dati economici. La divisione è sì all’orizzonte, ma non è una soluzione necessaria. Anzi”.

L’Italia sarà a costretta a salvarsi da sola?

“Quel che appare attraverso i media è sempre, a tratti, distorto rispetto la realtà. Gli sherpa a Bruxelles stanno lavorando molto per trovare una soluzione comune, ed evitare appunto che qualsiasi paese europeo si debba salvare da solo – rimarca Scarfato -. Tuttavia, la sola creazione del progetto SURE, i tavoli di discussioni dell’Eurogruppo e la nuova destinazione che stanno prendendo parte dei fondi strutturali – più i vari progetti della Commissione (vedi Horizon) – rispondono già alla domanda. Atteso che il discorso è molto ampio e tecnico, l’Italia non è, e non sarà, costretta a salvarsi da sola“.

Anche in Europa è una questione tra nord e sud?

“Non penso sia corretto bollare la questione, con il solito nord vs sud anche in ambito europeo. Vero è che, particolarmente in seno al MES, ci sono due gruppi di Stati (uno capeggiato da Francia e Italia e l’altro da Germania e Olanda) che sono portatori di interessi diversi. Ma tengo a sottolineare come la comunità europea (intesa come l’insieme degli stakeholder dell’UE, governi, società civile etc..) è molto variegata e non sempre nettamente schierata. Anche nella stessa Germania, parte dell’opinione pubblica, non condivide la strada intrapresa dalla cancelliera Merkel nelle riunioni del MES. Lo dimostra l’articolo del Capo-Redattore Klusmann sul Der Spiegel, magazine tedesco più influente al mondo, che riporta in italiano le ragioni per cui il rifiuto tedesco agli Eurobond sia “non solidale, gretto e vigliacco”. Insomma – conclude – il nemico in casa si direbbe quasi. In altre parole, sembra che al momento i “Falchi del Nord” abbiano ancora delle remore a porgere la mano agli Stati in difficoltà, perché internamente rischierebbero di aumentare il consenso ai partiti nazionalisti. Tutto sembra essere, ancora una volta, un mero problema di comunicazione politica”.