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Via della Seta: firmato il memorandum

Un lungo applauso ha chiuso la cerimonia di firma del memorandum d'intesa Italia-Cina da parte di Giuseppe Conte e Xi Jinping. A fare da cornice all'accordo la splendida location di Villa Madama. 

Auspicio

Italia e Cina devono “impostare relazioni più efficaci e costruire meglio rapporti che sono già molto buoni” ha detto il premier italiano prima del faccia a faccia. “L'incontro sia proficuo e ci permetta di guardare con rinnovato interesse” ai rapporti italo-cinesi, ha aggiunto ricordando come i due Paesi esprimano “due civiltà millenarie”.

Reazioni

“Più opportunità ci sono per le imprese meglio è”, ha commentato il vicepremier, Matteo Salvini. “Noi vogliamo essere cauti quando c'è in ballo la sicurezza nazionale – ha proseguito parlando al Forum Confcommercio – il trattamento dei dati sanitari e telefonici, la nostra privacy, la nostra vita, l'energia, che deve essere sotto il controllo di organismi italiani. Per il resto se si portano gli imprenditori italiani in Cina, piuttosto che in Russia o in Brasile, va benissimo”. Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l'accordo “deve essere considerato come logica bi-direzionale. Le rotte della seta non possono essere solo le rotte della Cina verso l'Europa e l'Italia per vendere prodotti, ma di una dimensione bi-dimensionale in cui l'Italia e l'Europa vendano prodotti alla Cina che è un grande mercato“. Parlando a margine di un convegno sulle opere pubbliche a Pellezzano, nel Salernitano, Boccia ha aggiunto: “In questa logica vanno interpretati gli accordi, in una logica sia italiana che europea, questo significa più Europa nel senso che occorre una posizione dell'Italia in Europa determinante perché siamo la seconda manifattura d'Europa e, quindi, abbiamo un interesse forte a mercati del mondo, senza dare esclusive a nessuno“. Nel memorandum sulla Via della Seta, ha proseguito Boccia, “ci sono delle cose che non riguardano sicuramente le infrastrutture e le tecnologie che difendono il Paese, ricordando che le infrastrutture sono una dote patrimoniale del Paese su cui dobbiamo fare un'operazione strategica e non possiamo svenderla a nessuno”.

 

Edith Driscoll

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