Una situazione complicata in commissione Bilancio alla Camera, con il ministro Tria assediato dalle opposizioni sulla Manovra. Al titolare del Tesoro era stato chiesto di relazionare in un'audizione, prassi che sarebbe stata prevista ma vanificata dal ritardo con il quale il ministro ha iniziato il suo intervento, alle 20.15 (un'ora dopo rispetto a quanto previsto sulla tabella di marcia), dovuto al trattenersi della Commissione sul voto agli emendamenti, per un totale di 40 minuti in cui si è proseguito con l'espressione dei pareri, nonostante il pressing delle forze d'opposizione (Pd in testa). I dem sono insorti dopo che Tria, presa la parola, ha annunciato che non avrebbe fatto alcuna audizione ma soltanto un'informativa, non rispondendo dunque alle domande dei deputati.
Sul punto è intervenuto il presidente della Commissione, Claudio Borghi: “Si sta giocando sul termine audizione/informativa. Stamattina alla capogruppo avete detto che doveva venire a riferire, ho chiesto al ministro se aveva intenzione di fare la parte del dibattito e mi è stato detto che gradiva fare un’informativa”. Questione ribadita dallo stesso Tria: “Mi è stato chiesto di venire a fare un’informativa. Non ho aderito ad un’audizione, credo ci siano delle regole alla Camera per un’audizione”. E ancora: “Il tema è da informativa non da audizione, non sono in grado di fare un'audizione. Se non siete d'accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado”.
In fase di informativa, il ministro Tria ha spiegato che “c'è un'interlocuzione con la Commissione Ue, un dialogo che diventa sempre più costruttivo con la finalità di riuscire a evitare, se possibile, che l'Italia entri in una procedura di infrazione per deficit eccessivo”. Inoltre “sono in atto simulazioni per capire quali sono i margini per trovare soluzioni condivise”. Come soluzioni, Tria ha spiegato che interesseranno i punti principali previsti nella Manovra: “Le due misure principali, quota 100 e reddito, per ora hanno disegni non definiti e poiché da un punto di vista finanziario questo si è tradotto nel mettere risorse in un fondo la prima questione è vedere se ci sono spazi politici e finanziari per un negoziato concreto attraverso interlocuzioni tra Inps e Mef e capire se una definizione maggiore di queste misure richiede meno risorse di quelle poste nel fondo”.
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