L’Italia “continuerà a battersi affinché Massimiliano Latorre possa restare e Salvatore Girone rientrare al più presto”. Lo ha assicurato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’undicesima conferenza degli ambasciatori d’Italia. “Il nostro Paese è pronto a proteggere i propri cittadini e a investire sul loro futuro” ha spiegato aggiungendo poi che i valori italiani sono: “pace, umanità e crescita solidale. Possiamo esserne orgogliosi e portarli nel mondo a testa alta. Sappiano, senza retorica, che vi è bisogno di Italia nell’Europa e nel mondo”.
Il capo dello Stato ha poi ricordato il flagello rappresentato dal terrorismo, definito un “buco nero di umanità”. Ma Mattarella ha avvertito che quella da intraprendere è soprattutto una battaglia “politica e culturale, prima ancora che militare, contro l’estremismo e il fanatismo, contro chi fomenta divisioni, odio e radicalismo, soprattutto tra le generazioni più giovani, negli ambienti più emarginati. Abbiamo bisogno non di una guerra di civiltà, ma di un ‘patto di civiltà’ che riscopra quell’interazione positiva tra Islam e Occidente che la storia ha già conosciuto. Un’interazione che deve prosciugare i giacimenti di odio e deve provare a definire politiche di sviluppo e principi comuni, a partire dai diritti fondamentali della persona umana, ponendo fine alle persecuzioni per ragioni etniche o religiose come nel caso delle comunità cristiane in Oriente”.
Il Presidente ha sottolineato che “intorno al Mediterraneo è aperta la terribile sfida di Daesh, l’autoproclamato Stato islamico, incubatore e magnete di terrorismo, portatore di una concezione barbara, che strumentalizza l’Islam a meri fini di potere. Guai a sottovalutare il terrorismo sotto ogni profilo, a partire dalla sicurezza interna. Dobbiamo, tuttavia, fare molta attenzione a condurre nel modo giusto, più adeguato, questa battaglia. Per prevalere è essenziale infatti impegnarsi con fermezza e determinazione, senza cedere a reazioni emotive e senza rinunciare ai nostri valori, respingendo le pulsioni islamofobiche e la narrazione dello scontro di civiltà tra Occidente e mondo musulmano”. Per Mattarella non è accettabile “l’atteggiamento rassegnato e fatalista che a volte prevale nelle istituzioni multilaterali, nei governi e nelle opinioni pubbliche, di fronte a una strage, a una pulizia etnica, a una repressione per motivi religiosi. Non possiamo rassegnarci all’impotenza, al distacco politico e morale che rischia di classificare come ‘normali’ e ‘ineluttabili’ fatti drammatici, che richiedono invece una adeguata reazione morale e politica”.
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