Matteo Renzi sceglie il ruolo del conduttore per la seconda giornata della Leopolda, quasi a confermare le voci su un futuro dietro il piccolo schermo. L'ex premier si siede deitro una scrivania modello David Letterman e intervista gli ospiti che si avvicendano sul palco.
Tra questi anche Paolo Bonolis, autentico mattatore della giornata, presentatore (lui sì) di professione, ieri è entrato per qualche minuto nell'agone politico, quasi a scambiarsi i ruoli con Renzi. Lo ha fatto con la consueta ironia, ammiccando alla platea (come quando paragona Di Maio e Salvini a “Totò e Peppino” o scherza sulla vicenda della “manina” che avrebbe cambiato il dl fiscale all'insaputa dei 5 Stelle) ma anche ricordando causticamente i duelli sulla “rottamazione” fra D'Alema, Bersani e lo stesso Renzi.
Politicamente l'elemento politicamente più significativo della giornata è quel “al momento no” con cui Marco Minniti, arrivando alla convention, risponde alla domanda su una possibile candidatura alla guida del Pd. L'ex ministro dell'Interno dovrebbe sciogliere la sua riserva dopo il Forum del Partito Democratico in programma sabato e domenica prossimi a Milano. Questo, almeno, stando a quanto riferiscono fonti del partito vicine all'ex segretario. La posizione tenuta da Renzi rimane, sulla carta, quella del “niente convocazione, niente candidato” e tuttavia le avanguardie renziane sono in azione ormai da settimane per arrivare a dama con la discesa in campo dell'ex ministro.
Gli altri intervistati del “Leo-talk”, come lo chiama Renzi, sono l'immunologo Roberto Burioni per la battaglia a difesa dei vaccini, il guru della robotica Roberto Cingolani e la giornalista Rula Jebreal, che potrebbe essere candidata alle Europee. Tra battute e argomenti seri per resistere nel presente e immaginare il futuro, l'unica critica al padrone di casa la fa Federica Angeli, cronista sotto scorta per le minacce mafiose. “La caduta del sindaco di Roma Marino è un errore che stiamo ancora pagando” ha detto. “Ti farò parlare con Orfini”, ha risposto Renzi, ribadendo di non aver preso lui quella decisione.
La novità della giornata alla Leopolda è il lancio dei Comitati di azione civile coordinati da Ivan Scalfarotto, deputato Pd ed ex sottosegretario. “Saranno una componente fondamentale dell'opposizione a questa maggioranza di sciagurati – dice il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci -. Chiediamo a tutte le persone responsabili di aderire, di resistere e di costruire un pezzo di futuro dell'Italia”. Renzi ha fissato come obiettivo di costituirne mille e secondo alcuni preluderebbero a un nuovo partito. Ma i renziani negano decisamente. Alla Leopolda si respinge anche l'ipotesi di rimandare il congresso, ma per Roberto Giachetti “nessuno muore dalla voglia di farlo”. Il segretario Maurizio Martina intanto rilancia l'idea di un Pd aperto alla società civile. “Dobbiamo avere l'ambizione di rifondare questo progetto a distanza di 10 anni – dice – e riscriverlo in termini nuovi”. “Non pensino di fare il partito dei fighetti per l'Europa”, critica Andrea Orlando.
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