Renzi annuncia: nel 2015 l’omicidio stradale diventerà reato

L’omicidio stradale potrebbe diventare legge entro il 2015: ad annunciarlo è il premier Matteo Renzi, in un video indirizzato alla famiglia di Lorenzo Guarnieri, morto a Firenze, a 17 anni, in un incidente causato da un guidatore sotto l’effetto di alcol e droghe. “E’ finito il tempo dell’impunità – ha spiegato il presidente del Consiglio – L’omicidio stradale e l’ergastolo della patente sono interventi che il Parlamento ha iniziato ad affrontare e saranno introdotti nel 2015”.

Lascerà spazio al Parlamento di legiferare ma, se l’iter parlamentare dovesse bloccarsi, ha assicurato Renzi, interverrà il governo. “È fondamentale – ha detto il premier – che sia chiaro che sull’omicidio stradale, sull’ergastolo della patente, sul senso di lotta contro l’ingiustizia sulla strada che porta una persona sotto effetto di stupefacenti a falciare e uccidere un ragazzo di 17 anni, il tempo dell’impunità è finito. Vi garantisco che il 2015 sarà l’anno in cui le cose avranno finalmente compimento dal punto di vista normativo”.

Il disegno di legge di riforma del Codice della strada, in discussione al Parlamento, prevede il così detto ergastolo della patente, ossia al ritiro a vita della licenza di guida. Attualmente, se un ubriaco dovesse causare un incidente mortale, si applicherebbe l’articolo 589 del Codice penale, collegato al Codice della strada: cioè il reato di omicidio colposo dovuto a imperizia o imprudenza, con pene che vanno da 2 a 10 anni di detenzione.

Con la riforma del Codice penale, potrebbe arrivare inoltre il reato di omicidio stradale: si avvicina a quello doloso, commesso volontariamente, e prevede dagli 8 ai 18 anni per chi causa gravi incidenti in stato alterato da droghe o alcol, e l’arresto in flagranza di reato. Con il nuovo reato di omicidio stradale, invece, si creerebbe un reato di omicidio quasi volontario: anzitutto, la reclusione prevista sarebbe molto più estesa. Ma del nuovo reato di omicidio stradale si parla dal 2010: per introdurlo, non stati sufficienti diversi disegni di legge presentati in parallelo in Parlamento.