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Processo a Cappato: slitta la decisione della Consulta

Tutto rimandato a domani. La Consulta ha deciso di far slittare la decisione sulla questione che riguarda l'aiuto al suicidio legata al caso di Marco Cappato e dj Fabo. L'udienza per l'esame di tutte le cinque cause che erano a ruolo ha occupato la mattina e si è protratta anche nel pomeriggio, dalle 16 alle 18 circa. I giudici hanno quindi deciso di aggiornare a domani mattina, a partire dalle 9.30, la camera di consiglio per decidere sull'aiuto al suicidio e la legittimità dell'art. 580 del codice penale. 

Cappato: “Fatto il nostro dovere”

L'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri, è intervenuta quest'oggi, mentre si era in attesa della decisione dei giudici: “Su questi temi bisogna lasciare al legislatore lo spazio per trovare un punto di equilibrio. Le norme dell'articolo 580 del codice penale riguardano la tutela della vita ma anche la tutela dell'autodeterminazione del singolo da agenti esterni che potrebbero condizionarlo. Si tratta di norme che benchè del 1930 non sono obsolete e prevedono una gradazione nella pena”. Dal canto suo, Marco Cappato ha detto: “Crediamo di aver fatto il nostro dovere. La speranza è che le persone in condizioni di sofferenza insopportabile possano essere aiutate a interrompere la loro vita senza che chi li aiuta venga sottoposta a condanna fino a 12 anni di carcere”. A differenza di ciò che pensa l'avvocato dello Stato, secondo Cappato “il codice penale del 1930 è inadeguato a regolare i casi di persone colpite da malattie irreversibili e in condizioni di sofferenza insopportabile”. Presente presso la Corte Costituzionale anche Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo, che ha detto: “Sono qui anche a nome di Fabiano, chiedo alla Corte Costituzionale di avere l'apertura mentale che possa aiutare tutte le persone che si trovano in una situazione simile“. “La sua – ha detto – era una vita che non aveva più qualità del vivere. Chiedo che venga sancito il diritto di poter scegliere“.

Il processo

Marco Cappato, leader dei Radicali, ha iniziato il processo l'8 novembre 2017, dopo che lui stesso – il 28 febbraio precedente – si era autodenunciato ai carabinieri per aver accompagnato in Svizzera il 40enne diventato cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale, Fabiano Antoniani, più noto come Dj Fabo, per sottoporsi alla pratica del suicidio assistito nella clinica Dignitas. Il 14 febbraio scorso, la Corte d’Assise di Milano nel processo penale a carico di Cappato aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del Codice Penale, quello che punisce il reato di istigazione e aiuto al suicidio. Per questo la vicenda è finita alla Consulta: il 3 aprile scorso il Governo ha deciso di costituirsi davanti alla Corte.

redazione

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