E’ stata un’altra giornata no per Piazza Affari. La Borsa di Milano ha rischiato di chiudere con un altro tonfo dopo aver bruciato, nella sessione di mercoledì, circa 20 miliardi di euro di capitalizzazione. Per gran parte della giornata il Ftse Mib ha rasentato una perdita del 3%. Solo nelle ultime ore di contrattazioni l’indice è risalito fino a raggiungere il -1,21% a 18.083 punti. Un trend negativo ma lontano dai minimi e dal crac del 14 ottobre. A pesare su Piazza Affari, e sui principali listini europei, sono stati ancora una volta i timori legati alla Grecia, emersi con forza ieri dopo l’allarme di Fitch sulla tenuta degli istituti di credito ellenici
Ancora vendite sui titoli del comparto bancario in particolare sul Montepaschi che è scivolata sul fondo del Ftse Mib con un tonfo dell’8,71% a 0,817 euro. In rosso anche gli altri titoli del settore: Banco Popolare ha ceduto lo 0,47% a 10,52 euro, Popolare di Milano il 4,85% a 0,538 euro, Intesa SanPaolo l’1,12% a 2,10 euro, Mediobanca lo 0,90% a 5,99 euro, Unicredit il 3,03% a 5,265 euro, Ubi Banca il 3,20% a 5,585 euro. Male Telecom Italia.
Ma mentre Milano risaliva, lentamente, la china l’Italia è tornata a vivere l’incubo spread. Il differenziale tra Btp e Bund, a metà giornata, ha toccato i 200 punti. A molti sarà sembrato di rivivere la terribile stagione del 2011, quando l’allarme sui conti pubblici e l’impennata degli interessi sui titoli di Stato determinarono la caduta del governo Berlusconi, sostituito da Mario Monti. Nel finale, anche qui, le cose sono migliorate: lo spread, al termine della sessione, è indietreggiato fino a toccare i 176 punti.
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