Pd, direzione di fuoco. La minoranza a Renzi: “Così siamo destinati a morire”

Come da previsioni la direzione Pd successiva al voto del 4 dicembre si è trasformata una resa dei conti tra la maggioranza, che fa capo al segretario Matteo Renzi, e le diverse anime della minoranza, in particolare la corrente di Pierluigi Bersani.

“La realtà – ha detto Roberto Speranza – è sempre più forte della comunicazione e 33 milioni di italiani hanno mandato un messaggio che così non va proprio, bisogna cambiare con umiltà, cambiare rotta radicalmente. Così la sinistra non ha senso e noi non siamo più noi stessi ed il Pd è destinato a morire“. I bersaniani hanno invitato il leader a “non mettere la testa sotto la sabbia”. Bisogna, ha aggiunto, “vedere la rabbia, il disagio, l’inquietudine nella società. Abbiamo perso in questi anni una parte del nostro popolo, che ha preso un’altra via. Nel Pd c’è stato chi ha scelto di rappresentarli. Ora non bisogna chiudersi in se stessi, non pensare che la coalizione del referendum possa essere un nuovo soggetto politico, non votarsi al suicidio. E provare a convincere almeno una parte di chi ha votato No.

Quanto al governo Gentiloni la minoranza promette di votare la fiducia “per senso di responsabilità verso il Paese e il presidente Sergio Mattarella” ma al nuovo esecutivo chiede “discontinuità” rispetto alle politiche negli ultimi tre anni. “Valuteremo la capacità di ascolto delle esigenze del Paese. Noi siamo per la stabilità. Ma oggi la stabilità è cambiamento”.

Smentendo le previsioni della vigilia, all’assise di partito ha partecipato anche Renzi. “Ho sentito dire che io mi nascondo – ha spiegato -. Di fronte alle mie responsabilità io non sono mai fuggito. Io credo che per questo non c’è modo migliore del congresso. Le discussioni autoreferenziali che alcuni hanno cercato di portare anche in questa sede con noi non sfondano“. Citando una poesia dello scrittore brasiliano Fernando Sabino ha spiegato: “Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto, dobbiamo fare: dell’interruzione, un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro. Questo è il Pd”. Nei prossimi mesi “sono determinato a chiedere rispetto per la comunità. Se c’è un partito che discute, dovrà discutere di tutto, anche di come si sta insieme, anche della lealtà che ci si deve assicurare, anche della selezione della classe dirigente e delle scelte delle politiche economiche e sociali”.