Pd a rischio scissione, Renzi: “Sulla durata del governo non decido io, parliamone”

Nel Pd prosegue lo scontro a distanza tra maggioranza e minoranza. Dopo Pierluigi Bersani (che aveva avvertito il segretario dem di una scissione “già in atto) stavolta a parlare è stato Matteo Renzi, nella consueta E-news. “La durata del Governo – ha scritto l’ex presidente del Consiglio – è un argomento che ha appassionato per tante settimane gli addetti ai lavori ma che non mi riguarda. Non decido io. Decide il Premier, i suoi ministri, la sua maggioranza parlamentare. E vediamo se almeno su questo possiamo finalmente smettere di discutere”.

Il segretario dem ha ricordato l’inizio della sua avventura politica come sindaco di Firenze. “Oggi è il 15 febbraio – ha esordito -. Per gli amici fiorentini otto anni fa iniziava un’avventura che sembrava impossibile. E che ci ha visto camminare, insieme, su sentieri impensabili. Ora è tempo di rimettersi in cammino. Come mi ha scritto stamani il mio amico Gennaro: è tempo di ricucire il futuro. Facciamolo insieme!”.

Renzi ha poi ribadito che “il verbo del congresso e delle primarie non è “Andatevene!” ma “Venite!”, portate idee, portate sogni, portate critiche. Venite, partecipate. È inspiegabile far parte di un partito che si chiama democratico e aver paura della democrazia”. Il leader del Pd ha rilanciato l’invito a  “prepararci a vivere il congresso non come scontro sulle poltrone, ma come confronto di idee“.

L’ex premier ha poi riassunto le ultime settimane di dibattito nel Pd. “Mentre a Rimini è in corso l’assemblea degli amministratori da Roma si alza la voce di Massimo D’Alema che in una affollata assemblea dice ‘O congresso o sarà scissione‘, seguito – nel richiamo alla scissione – da altri leader della minoranza”. Renzi si chiede come sia possibile “fare una scissione sulla data di convocazione del congresso e non sulle idee. Ma non è la prima volta che alcuni compagni di partito cercano ogni pretesto per alimentare tensioni interne. E io non voglio dare alcun pretesto, davvero. Voglio togliere ogni alibi. E anche se il grido ‘congresso o scissione’ sembra un ricatto morale, accettiamo di nuovo il congresso dicendoci: ragazzi, dobbiamo essere responsabili”.

Poi un aneddoto: “Mi capita più volte in queste ore di fermarmi. E domandarmi: ma cosa può apprezzare un cittadino del dibattito di queste ore nel Pd? E mi rispondo: nulla, o quasi. Stamattina ne parlavo in stazione con un nostro simpatizzante che mi confermava: A segretà, non ce stamo a capì nulla”.