Circa due ore è durato il vertice di Palazzo Chigi fra il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Una miniriunione a tre, tanto per tirare le somme di un periodo estremamente turbolento, fra botta e risposta reciproci fra i due schieramenti politici a cui fanno capo i due ministri e la forte presa di posizione del presidente del Consiglio che, non più tardi di una settimana fa, aveva dato l'altolà ai litigi, pena il suo farsi da parte. Finito il vertice, qualsiasi rischio di crisi pare scongiurato: “Tutto bene – ha detto il titolare dell'Interno all'uscita da Palazzo Chigi -. Il governo va avanti, mai avuto dubbi”. Una stretta di mano con Di Maio, tanto per sugellare il “tutto bene” dopo i 120 minuti di vertice, poi via in auto aspettando di vedere quel che sarà.
Tanti gli argomenti sul tavolo, dai risultati elettorali alla tenuta del governo, passando per l'ipotesi di rimpasto e agenda di governo. A questo proposito, prima del vertice, Di Maio aveva detto a Radio Cusano di aspettarsi “risposte sul salario minimo e che la Lega ritiri gli emendamenti che provano a fermarlo. Mi aspetto l'accordo sull'abbassamento delle tasse con il carcere per i grandi evasori. Mi aspetto il sì alla lotta ai privilegi, perché siamo in ritardo sul taglio degli stipendi dei parlamentari”. Una piccola uscita prima dell'incontro a tre l'aveva avuta anche il collega Salvini che, in conferenza stampa nella sede leghsita di Via Bellerio, aveva spiegato: “Io sto al governo se posso aiutare gli italiani, se qualcuno pensa di stare al governo per tirarla in lungo o crescere dello zero virgola, non è quello di cui gli italiani hanno bisogno… Non abbiamo bisogno di chiedere soldi a tedeschi, spagnoli e lussemburghesi. Vogliamo usare per gli italiani i soldi degli italiani”.
Ma il vertice era importante anche e soprattutto perché il primo fra premier e vicepremier dopo le Elezioni europee e amministrative, utile per capire gli umori (naturalmente diversi) dei due schieramenti ma anche le eventuali nuove vedute. Su questo punto, Salvini ha sempre detto di non voler cavalcare il voto per altri fini che non siano “pagare i debiti e tagliare le tasse”. Anche per questo aveva detto che gli italiani non hanno bisogno di chiedere soldi ad altri ma che “ci chiedono di lavorare di più”.
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