Orlando a Palermo: “La mafia è un sistema che controlla la vita pubblica”

Nel suo discorso di insediamento il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha posto l’attenzione della politica sulla lotta alle mafie che ormai operano anche in contesti geografici diversi da quelli del Mezzogiorno. Il contrasto alla criminalità organizzata resta una delle priorità del governo, come ha confessato il ministro Andrea Orlando, intervenuto oggi a Palermo durante l’incontro “Contrasto alle mafie e Riforma della Giustizia: priorità del Paese del Governo” organizzato al centro “Pio La Torre”.

“Per me oggi è la prima occasione di partecipare ad un evento pubblico dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato un uomo di grande rigore morale ma anche palermitano ed esponente della vita politica migliore” ha esordito il Guardasigili che ha poi ricordato l’importante lavoro svolto dalla magistratura. “Oggi sono qui a Palermo a riconoscere il ruolo fondamentale che i giudici hanno avuto nella lotta alla mafia – ha spiegato – un ruolo che onora il nostro Paese, non solo per quelli che sono caduti ma anche quelli che hanno rischiato di cadere, per sconfiggere e indebolire Cosa nostra”. Senza questa attività, ha osservato il ministro della Giustizia, non sarebbe stato possibile indebolire le cosche come è stato fatto negli ultimi anni. E tuttavia la riduzione del potere della malavita non significa averla sconfitta visto che ha cambiato volto trasformandosi in un “sistema finanziario in grado di controllare la nostra vita pubblica ed economica attraverso meccanismi di corruzione e collusione”.

La vera arma per vincere la sfida è la Costituzione visto che la mafia non è un anti Stato “ma ha bisogno di uno Stato che funzioni male ecco perché si può contrastare la criminalità organizzata anche facendo buona amministrazione”. Orlando ha quindi parlato del dl anti corruzione su cui ieri la maggioranza ha raggiunto un accordo. “Abbiamo previsto una serie di norme che rafforzano la capacità d’aggressione patrimoniale delle organizzazioni mafiose – ha sottolineato – raccogliendo così l’opera e l’intuizione di Pio La Torre; ovvero che per colpire la mafia e i mafiosi sono importanti gli anni di carcere, sì, ma è importante soprattutto togliere l’accumulazione patrimoniale”.