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Milano beffata: l'Ema va ad Amsterdam

Tramonta il sogno di Milano di diventare la nuova sede dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), che dal 2019 si trasferirà da Londra per effetto della Brexit. Per il capoluogo lombardo è una vera e propria beffa, considerate le modalità di assegnazione. Amsterdam ha, infatti, prevalso nel sorteggio, resosi necessario dopo l'ultimo scrutinio, che aveva visto le due città ottenere 13 voti a testa. Decisiva, oltre alla busta contenente il nome della capitale olandese, anche l'astensione della Slovacchia su cui l'Italia puntava per avere la meglio sui Paesi Bassi. 

Delusione

L'Ema, secondo i calcoli della Bocconi, avrebbe generato a Milano un indotto da 1,7 miliardi di euro e creato 860 posti di lavoro in più l'anno completando il progetto che, da Expo in poi, punta a trasformare la seconda metropoli italiana in un polo europeo di primo livello. “Grazie a Milano e grazie a tutti coloro che si sono impegnati per Ema, nelle istituzioni e nel privato – ha commentato, con disappunto, il premier Paolo Gentiloni -. Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!”. Rammaricati anche il sindaco Luigi Sala e il governatore lombardo Roberto Maroni, intervenuti in conferenza stampa dopo l'assegnazione. “C'è grande delusione ma anche la consapevolezza che si è fatto tutto quello che si poteva fare per avere un dossier di candidatura molto competitivo, lo si è visto nelle prime due votazioni. Dispiace, eravamo prontissimi – ha detto Maroni – Prendiamo atto. Ringrazio gli operatori economici e il governo”. La partita, ha aggiunto, “finisce ma non il ruolo di Milano e della Lombardia. Almeno non ha prevalso un dossier inferiore“.  Per Sala “non c'è nessun rimpianto. Niente è stato lasciato al caso. Il risultato ottenuto da Milano nelle prime due votazioni dimostra che la candidatura più forte era la nostra”. Secondo il sindaco meneghino è “assurdo essere esclusi perché si pesca da un bussolotto. Tutto regolare ma non normale”. Gli ha fatto eco Maroni: “La monetina (in realtà il sorteggio è avvenuto con una busta ndr) è triste. È il paradigma di un'Europa che non sa decidere. Penso occorra assumere qualche iniziativa, vedremo”. Di sorteggio sfortunato ha parlato anche Angelino Alfano, che per primo si era speso per promuovere la candidatura di Milano. “Già alla prima votazione, dove si misura in modo concreto il valore della candidatura e l'azione diplomatica a suo sostegno, Milano è risultata la prima e così anche alla seconda. Al terzo turno, siamo stati comunque i primi, sebbene a pari merito con Amsterdam”. La campagna per Milano, ha aggiunto, “è stata comunque un grande gioco di squadra dell'Italia, impegnata a tutti i livelli, e ha valorizzato la città di Milano, il suo dinamico sistema imprenditoriale e, in particolare, il settore farmaceutico privato, fiore all'occhiello della Lombardia e dell'intero paese. Un particolare ringraziamento alla rete diplomatica e a tutti gli attori istituzionali e privati che hanno lavorato per la candidatura di Milano”.

Insorge la Lega

Meno soft i toni dei due leghisti Roberto Calderoli e Matteo Salvini. “L'Ema va ad Amsterdam e non a Milano? Europa vaff… – ha sbottato l'ex ministro – Perchè dopo aver dato così tanto all'Europa in questi anni e non aver ricevuto vederci dire no anche nell'unica occasione che chiediamo qualcosa è veramente troppo. Per cui cari amici europei andate tutti aff… “. Per il segretario della Lega è “pazzesco che una scelta che riguarda migliaia di posti di lavoro e due miliardi di indotto economico venga presa in Europa tramite sorteggio con lancio di una monetina, ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l'Unione Europea. Prioritario per il prossimo nostro governo sarà ridiscutere i 17 miliardi all'anno che gli italiani versano a Bruxelles”.

Parigi batte Francoforte

Dopo il voto per l'Ema si è tenuto quello per l'Eba, l'Autorità bancaria. La favorita era Francoforte ma alla fine ha prevalso Parigi, giunta al ballottaggio con Dublino. La città tedesca, eliminata prima dell'ultima votazione, ha forse scontato anche il momento di grande incertezza politica della Germania che non sembra riuscire a darsi un governo.

 

Francesco Volpi

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