Con l'orizzonte del Congresso sempre più imminente, prova a darsi un'identità il Partito democratico, scottato dai recenti flop elettorali e costretto a fare i conti addirittura con la possibilità di rifondare tutto, addirittura con un diverso nome come previsto da una delle ipotesi in campo. La dichiarazione del presidente Orfini, che ha palesato questo scenario come concreto, alimentando il dibattito politico in casa dem, ha sciolto le riserve e spinto la vecchia guardia (Calenda, Renzi, Minniti, Gentiloni) a tentare di ricompattare il fronte per arrivare allo scoglio del Congresso perlomeno con un candidato fattibile. A prua, a ogni modo, non sembra esserci il rinvio dell'appuntamento, come temeva il presidente del Lazio Zingaretti, e a confermarlo è stato l'attuale segretario Maurizio Martina: “Il tema Pd – ha detto alla Festa dell'Unità di Genova – non è il suo scioglimento, né il rinvio del suo Congresso ma costruire l'alternativa di governo. Il Congresso ci sarà, faremo le primarie a gennaio. Basta con questa idea che tutti possono dire tutto, parole in libertà”.
Animi stemperati, dunque, con le preoccupazioni di Zingaretti (almeno per il momento) scongiurate e Congresso che s'ha da fare, con le conferme che sembrano arrivare un po' da tutti i fronti. Ne ha parlato anche il coordinatore alla segreteria nazionale Matteo Mauri in una nota diffusa in queste ore, spiegando che “le tappe del nostro congresso sono esattamente quelle decise insieme con l'ultima assemblea nazionale che ha eletto Maurizio Martina segretario… Il congresso nazionale del Pd si farà, come previsto, prima delle elezioni Europee e in quella sede ci si confronterà legittimamente su tutte le prospettive che verranno avanzate”. A fargli eco anche l'ala renziana, con l'ex premier (invitato a cena da Calenda con Gentiloni e Minniti per fare fronte comune) a spiegare su Facebook che “questo governo è il problema del paese, non il Pd. La maggioranza parlamentare sta bloccando l'Italia, non l'opposizione”. E sul Congresso, da fonti vicine all'ex segretario, arrivano conferme sul fatto che non vi sia alcun timore per quanto riguarda l'appuntamento e che “quando Martina si dimetterà, l'ex premier indicherà il candidato”. Sul cui nome, al momento, i sondaggi sembrano non esprimersi.
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