Inizia a imperversare il maltempo nei pressi delle coste maltesi, dove le navi Sea Watch e Sea Eye attendono di conoscere il proprio destino. Il mare, già mosso nei giorni scorsi, ha ingrossato la portata delle sue onde e, come ormai da troppi giorni, tiene in scacco le due imbarcazioni e i loro 49 migranti a bordo, ancora tutt'altro che certi su quale sarà il porto a cui rivolgere la prua. In Italia, nel frattempo, stavolta il botta e risposta sulla vicenda Sea Watch e Sea Eye si consuma ai vertici del governo, fra premier e vicepremier. Ribadito il suo “no” agli sbarchi in Italia (“Non cambio e non cambierò mai idea: un cedimento significherebbe riaprire le porte al traffico di esseri umani. Chi vuole salvare vite deve bloccare gli scafisti e le ong che con la loro presenza aiutano lo sporco lavoro degli scafisti”), il ministro dell'Interno Matteo Salvini sottolinea che nessuno “arriverà mai con il consenso mio e della Lega. E se qualcuno, anche all'interno del governo, accetterà di cedere alle imposizioni di scafisti, trafficanti e Ong, non farà un buon servizio a quelle persone”. Nel frattempo, però, a scendere in campo il presidente del Consiglio che, parlando dello stop agli sbarchi a Porta a porta, assume una presa di posizione che, in qualche modo, si discosta dallo stop a oltranza sul quale insiste il vicepremier: “L'Italia – ha spiegato il premier Conte – ha assunto una posizione di rigore, forte, una svolta rispetto al passato. Ma è stata chiara e strutturata: nella gestione dei flussi occorre approccio strutturato. La delusione è forte, verso l'Europa. Tutti hanno una verità, la nostra verità è che contrastiamo i trafficanti”.
Nel caso specifico delle due navi, il presidente ha parlato di “un caso eccezionale, con donne e bambini da oltre due settimane in mare: io non volendo tradire la linea di coerenza del governo, penso che il sistema Italia possa sopportare poche donne e pochi bambini. Ed è contrario a qualsiasi principio separare padri e figli. Salvini esprime una linea condivisa dal governo ma se marchiamo nel segno dell'eccezionalità un intervento di questo tipo, la linea del governo non può essere tacciata di incoerenza”. Una linea che ha continuato a non convincere il capo del Viminale: “Mi si parla di evento eccezionale, ma in Italia si arriva in aereo con ong serie e condizioni serie, se si scappa veramente dalla guerra. Non ci saranno ulteriori strappi alle regole, nè per uno nè per cento”. Ed è a questo punto che il premier lancia la proposta che sa anche un po' di sfida: “Vorrà dire che non li faremo sbarcare, li prenderò con l'aereo e li riporterò”.
Un botta e risposta che, a ogni modo, non sembra poter sbloccare la situazione che, per i 49 migranti a bordo delle due navi, continua a farsi sempre più complicata. Fermi a un miglio dalle coste maltesi, gli equipaggi non hanno ancora avuto il permesso di approdare in nessun porto, nonostante gli appelli e la mobilitazione anche dell'Ue affinché i Paesi membri possano trovare una soluzione al più presto, sostenendo che nella riunione degli ambasciatori “passi avanti costruttivi” erano stati compiuti. Al momento, però, le navi restano in rada.
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