Salvatore Buzzi, ras della cooperativa “29 giugno” e uomo di spicco, insieme a Massimo Carminati, di Mafia Capitale, dal carcere accusa praticamente tutti i politici di aver preso soldi, a partire dall’entourage del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a quello del sindaco di Roma, Ignazio Marino. In particolare, Buzzi se la prende con l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno e con quello attuale, Marino. Parla poi di Zingaretti.
È proprio sul governatore che muove con maggiore decisione. A cominciare dalla gara da poco meno di un miliardo di euro bandita nel 2014 per il centro unico di prenotazioni ospedaliere, di cui Buzzi vincerà un lotto – prima che la gara venisse annullata. Racconta di come ci fossero accordi tra Zingaretti e Storace sull’affidamento dell’appalto. Buzzi indica anche un uomo chiave dell’entourage, Peppe Cionci, “l’uomo dei soldi”. Non ha un ruolo politico, ma se “uno deve fare la campagna elettorale e deve dare dei soldi al comitato Zingaretti ti rivolgi a Cionci”.
Ma il presidente della Regione Lazio si difende dicendo che c’è una “macchina del fango” contro di lui. Nega inoltre qualsiasi “intesa con la destra per dividersi gli appalti: la prova è che in due anni nessuna gara è stata vinta da quelle cooperative”. Ribatte su Facebook il concetto, dicendo che lo stesso Buzzi ha terminato il discorso dicendo che alcuni fatti potrebbero essere falsi, ed è dunque cosciente che “si potrebbe trattare di cialtronerie”.
Passando alla Capitale, il ras della cooperativa dice che con Marino erano cambiate le regole: con Alemanno “comandavano gli assessori. Con il nuovo sindaco, i dirigenti dei dipartimenti”. Ma ciò che era rimasto invariato era la modalità: “La regola era che si pagava la tangente sul valore del 50% dei lotti di gara”, ed era “la politica che decideva a chi doveva essere assegnato”.
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