Idisastri dell'Emilia nel 2012 e del Centro Italia nel 2016 hanno tenuto l'attenzione della Penisola vigile e costantemente a confronto con il dramma del terremoto che, negli ultimi anni, ha colpito più volte, con violenza e ferocia, scuotendo la terra e sgretolando, oltre alle case e ai palazzi, la vita di centinaia di persone. Quando, alle 3.32 del 6 aprile 2009, i sismografi iniziarono a registrare le onde sismiche nei pressi de L'Aquila, buona parte dell'Italia centrale era già in piedi, vigile e alla ricerca di qualche notizia sulla scossa che, forte e distinta, era stata avvertita fin nella Capitale. Nel capoluogo abruzzese, intanto, le prime macerie erano già visibili a tutti coloro che si erano catapultati in strada: una tragedia che, diradata la polvere dei calcinacci e scomparso il buio della notte, si scoprirà aver provocato 309 vittime.
La Prefettura de L'Aquila, squarciata dal terremoto, resterà il simbolo di quella catastrofe; i resti della Casa dello studente lasceranno più di un interrogativo negli anni a venire. Emblemi perenni di quei pochi secondi in cui la terra decise di tremare spezzando la quotidianità di una città intera, messa in ginocchio, in lacrime come tutto il Paese. Oggi, a 9 anni esatti dal sisma, la popolazione aquilana si è riunita in Via XX Settembre, pronta per ricordare i propri concittadini rimasti sepolti sotto le macerie e per far sì che la loro memoria resti per sempre viva nella testa e nel cuore non solo degli abruzzesi ma di tutti gli italiani. Un corteo, una fiaccolata curata dai Comitati dei familiari e dal Comune dell'Aquilaaperto e aperta da uno striscione dei familiari delle vittime che, dopo aver fatto sosta alla ex Casa dello Studente, si è diretta alla Villa Comunale. Presenti anche i parenti delle vittime di Viareggio e di Rigopiano. Con loro, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla ricostruzione Paola De Micheli, il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, oltre al sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, e di Avezzano, Gabriele De Angelis.
E, in questa notte, solo per il ricordo ci sarà spazio: “E' il giorno del silenzio e del ricordo, non è il momento di parlare di ricostruzione e di passerelle”, dicono gli abitanti. Alle 3.32, puntuale, la campana della Chiesa di Santa Maria del Suffragio rintocca: è l'ora della tragedia, il frammento di tempo costato la vita a 309 persone. C'è silenzio, qualche preghiera: L'Aquila ha deciso di ricordare così i suoi figli, in un corteo raccolto e recante in mano una piccola luce, simbolo di speranza per quel futuro che, 9 anni dopo, la città cerca di prendersi, giorno dopo giorno.
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