Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) vede in rialzo le stime di crescita del pil a livello globale. Secondo il Fondo guidato da Christine Lagarde, quest’anno ci sarà un’espansione economica che arriverà al 3,6% e crescerà fino al 3,7% nel 2018. In entrambi i casi si tratta di una revisione al rialzo di 0,1 punti, tuttavia questa ripresa “è vulnerabile a seri rischi”, avverte l’istituzione al World Economic Outlook.
In rialzo anche le stime del pil del Bel Paese: dopo il +0,9% del 2016, il pil italiano salirà dell’1,5% nel 2017 e del 1,1% nel 2018, ovvero 0,2 e 0,1 punti percentuali in più rispetto alle stime di luglio. La previsione del Fondo per il 2017 è in linea con quella contenuta nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Def), mentre per il prossimo anno le stime del Fondo Monetario sono più basse di quelle del governo, che prevede anche per il prossimo anno un +1,5%.
Ma nel quadro tracciato dal Fmi ci sono anche note dolenti: secondo le previsioni, infatti, il debito pubblico italiano sale al 133% del pil nel 2017 dopo il 132,6% del 2016. Il Fondo stima un calo del debito al 131,4% nel 2018 e al 120,1% nel 2022. Il deficit scenderà quest’anno al 2,2% dal 2,4% del 2016, per poi attestarsi al 1,3% nel 2018. Il governo nella nota di aggiornamento al Def stima un debito al 131,6% nel 2017 e al 130% nel 2018.
In Italia è in calo il tasso di disoccupazione, ma resta comunque un numero a due cifre: nel 2017 scenderà al 11,4% dal 11,7% del 2016. Nel 2018 calerà al 11,0%. Secondo il Fmi, l’Italia dovrebbe tagliare il cuneo fiscale e rivedere la contrattazione salariale per allineare i compensi alla produttività. Il tasso di disoccupazione in Italia è superiore alla media dell’area euro, dove la disoccupazione scende dal 10% del 2016 al 9,2% nel 2017 per continuare a calare nel 2018 al 8,7%.
Buona la fotografia dell’Eurozona, che quest’anno crescerà del 2,1% per, poi, tirare il freno leggermente al 1,9% nel 2018, è positivo dove la Spagna è vista segnare la migliore performance tra i grandi Paesi, rispettivamente con un +3,1% e un +2,5%. Ma il Fmi non risparmia consigli alla Banca Centrale Europea: “La politica monetaria nelle economie avanzate dovrebbe restare accomodante fino a quando non ci saranno segnali evidenti e forti di un recupero dell’inflazione verso i target fissati”. La Lagarde sottolinea come la Bce dovrebbe attendere fino a prove concrete sul recupero dell’inflazione prima di rivedere la sua accomodante politica. Infine una critica al Federal Reserve System, la Banca Centrale degli Usa: “Dovrebbe procedere con una graduale normalizzazione della sua politica monetaria, restando ancorata ai dati economici”.
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