Gli italiani vogliono Ue ed Euro

Unione europea ed Euro: gli italiani non vogliono lasciarli. Ed hanno fiducia nelle Istituzioni, specie nel presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tuttavia, nel Belpaese è grave il problema del lavoro. Questo è ciò che emerge dal 'Rapporto Italia 2019' di Eurispes.

Sì all'Europa

Oltre sei italiani su dieci (60,9%) ritengono che l'Italia debba restare in Europa (+12,1% rispetto al 2017) e solo il 14,2% vorrebbe uscirne definitivamente (-7,3% sul 2017). Inoltre la maggioranza vuole che l'Euro continui a essere la moneta corrente (53,1%). Secondo il Rapporto, 'solo' quattro cittadini su dieci (il 39,3%) ritengono che ci sia un futuro per l'Ue (il 19,3% è convinto che dopo la Brexit un altro paese membro uscira', mentre il 16,3% pensa che la Ue non durera' e il 24,1% non si e' espresso in proposito). Sul restare o meno in Ue, secondo l'indagine quasi la metà degli italiani (49,5%) resta su una posizione equilibrata. Per il 19,2% invece far parte dell'Ue rappresenta un valore aggiunto, mentre il 13,4% crede sia uno svantaggio. Il 17,9% non prende invece posizione e il 24,9% non sa orientarsi. Inoltre, quasi quattro intervistati su dieci (39,2%) pensano che l'Italia debba rispettare una regola imposta dall'Europa anche se va contro gli interessi del Paese, ma nello stesso tempo credono che si debba impegnare affinchè possa essere modificata. “Che la costruzione europea mostri più di qualche crepa è di fronte agli occhi di tutti – ha osservato il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara – così come è evidente che la stessa sopravvivenza dell'Europa sia strettamente legata alla sua capacità di ritornare allo spirito e ai valori indicati dai padri fondatori e a prendere atto dei cambiamenti epocali che sono intervenuti dopo Maastricht”. Per Fara, “il sogno sembra essersi interrotto a metà e in attesa ci è stata propinata un'Europa della burocrazia, delle lobbies, delle banche, della finanza e una moneta senza Stato, incoerente e troppo debole nella costruzione di quel modello di 'economia sociale di mercato' che avrebbe dovuto qualificare quello europeo rispetto ai principali modelli di sviluppo esistenti nel mondo”.

Fiducia nelle Istituzioni

Oltre che nell'Europa, gli italiani confidano anche nelle Istituzioni nazionali, soprattutto nel capo dello Stato. L'apprezzamento nei confronti di Sergio Mattarella è salito dal 44,5% al 55,1%. Secondo il 'Rapporto Italia 2019' di Eurispes cresce anche il gradimento nei confronti dell'Esecutivo che sale di oltre 15 punti rispetto all'anno scorso e va al 36,7%. I consensi verso le due Camere arrivano al 30,8%. Si conferma il sentimento di fiducia verso gli uomini e le donne in divisa. La Polizia è, tra le forze dell'ordine, l'istituzione che fa registrare la crescita maggiore di consensi, raccogliendo l'apprezzamento del 71,5% degli italiani, con una crescita del 4,8% rispetto al 2018. L'Arma dei Carabinieri raccoglie l'apprezzamento di 7 italiani su 10 (70,5%; nel 2018 era il 69,4%) mentre la Guardia di Finanza è pressoché stabile (68,3%; nel 2018 era il 68,5%). E trend di fiducia in crescita anche per la Polizia Penitenziaria (68,2%, nel 2018 era il 66,3%). I più amati dagli italiani restano i Vigili del Fuoco: se lo scorso anno l'86,6% dei cittadini esprimeva loro fiducia, nel 2019 la percentuale è arrivata all'87,3%. Sul fronte della Difesa, l'Esercito conquista due punti in più (dal 70,4% al 72,3%); stesso trend di crescita per l'Aeronautica Militare (dal 72,9% al 74,8%). Pressoché stabile la Marina Militare al 72,7%. L'Intelligence raccoglie la fiducia del 67,6% (+ 2,2% rispetto al 2018).

Il problema del lavoro

Oltre un italiano su cinque è costretto al doppio lavoro (22,3%) o a lavorare senza contratto (21,2%). Il 'Il Rapporto Italia 2019' dell'Eurispes affronta anche il tema del lavoro: se è vero che diminuisce il pessimismo (il 54,2% degli intervistati dichiara che la sua posizione lavorativa gli permette “molto” e “abbastanza” di fare progetti per il futuro), resta comunque alta la percentuale di quanti non hanno questa sicurezza (45,8%). Così, il 24,2% si ritrova a svolgere un lavoro con qualifiche inferiori alle proprie competenze e i più esposti sono i giovani, con un lavoro senza contratto nel 58,6% dei casi per i 18-24enni e nel 34,7% per i 25-34enni. I disagi più sentiti dai lavoratori italiani sono la mancanza di tempo da dedicare a sè (48,5%), i carichi troppo pesanti di lavoro (47,7%), gli spostamenti casa-lavoro (44,4%) e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (41,8%). Il 38,6% lamenta l'assenza di stimoli professionali, mentre il 32% dichiara di avere rapporti conflittuali con i colleghi e il 30% con i superiori. Il 28,5% ritiene poi che i propri diritti siano scarsamente tutelati e circa il 27% è preoccupato dalla precarieta' del contratto e dall'insicurezza del posto di lavoro. Circa uno su cinque (21,1%) inoltre deve fare i conti con l'irregolarità nei pagamenti. Ritardi o mancate retribuzioni sono proprio la motivazione più frequente che ha costretto a cambiare lavoro: lo ha affermato il 14,4% dei lavoratori, cui si aggiunge un ulteriore 14,5% che ha pensato di farlo. Ad abbandonare il posto a causa del mobbing è stato il 7,1% dei rispondenti, cui va aggiunto il 16,5% che ci ha pensato, ma non lo ha fatto, per un totale del 23,6%. L'assenza di un contratto è stata la spinta a lasciare il lavoro nel 12,7% dei casi. Il 40,6% dei lavoratori ha pensato di mettersi in proprio avviando un'attività autonoma: fra questi il 15% lo ha fatto con successo, il 9,7% senza e il 15,9% vorrebbe farlo, ma non ne ha la possibilità.