L'appartenenza alla moneta unica gioca un ruolo fondamentale” per i Paesi europei, in virtù del suo ruolo di “stabilizzatore” delle economie, “soprattutto nelle fasi recessive”. Lo ha detto Mario Draghi durante la lectio magistralis alla Scuola Sant'Anna di Pisa, che gli ha conferito la laura honoris causa in economia.
“L'unione monetaria ha avuto successo sotto molteplici aspetti – ha ricordato il presidente della Bce – anche se è vero che non ha prodotto i risultati attesi in tutti i Paesi”, ma ciò è in parte “il risultato di scelte di politica interna” oltre che “il risultato di un'Unione monetaria incompleta“, per cui sarebbe auspicabile portarla a compimento, sostiene, partendo dalle banche.
Detto questo “la moneta unica ha permesso a diversi Paesi di recuperare sovranità monetaria rispetto allo Sme”, ovvero quando “le decisioni di politica monetaria erano prese dalla Germania“, mentre “oggi sono condivise da tutti i Paesi”. Ed è qui che arriva il monito dell'ex governatore di Bankitalia: “Non è ovvio che un paese tragga vantaggi in termini di sovranità monetaria dal non essere parte dell'euro“. Certo, ha premesso Draghi, “ogni Paese ha la propria agenda, ma solo con le riforme si creano le condizioni per far crescere salari e occupazione“, oltre a garantire “lo stato sociale“. E queste “sono azioni che non possono non essere compiute che a livello nazionale“, seppure “con il sostegno a livello europeo”.
Il riferimento all'Italia sembra diventare ancora più diretto con il monito a non adottare misure in deficit per il bilancio pubblico, come del resto “ha dimostrato la storia dell'Italia”, dove “il finanziamento monetario del debito pubblico non ha portato a reali benefici a lungo termine. Nei periodi in cui la monetizzazione del debito era più comune in Italia, come negli anni '70, il mantenimento di un tasso di crescita simile ai suoi omologhi europei richiedeva ripetute svalutazioni. L'inflazione aveva raggiunto livelli insostenibili e aveva colpito i ceti più vulnerabili della societa'”. L'euro, come parte integrante e fondamentale dell'Unione europea, potrebbe poi essere anche un argine agli estremisti: “Altrove nel mondo – ha concluso Draghi – si sta diffondendo il fascino delle ricette e dei regimi illiberali; stiamo vedendo piccoli passi indietro nella storia. Ed è per questo che il nostro progetto europeo è ancora più importante oggi. E' solo continuando a progredire, liberando le energie individuali ma anche promuovendo l'equità sociale, che la salveremo attraverso le nostre democrazie, con unità di intenti”.
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