CORRUZIONE NELLE SOCIETA’ PUBBLICHE, ARRIVA IL DECALOGO DI MEF E ANAC

Mentre il ddl sbarca in Parlamento arriva un nuovo giro di vite sulla corruzione: una direttiva di 12 pagine per sfidare il fenomeno all’interno delle società pubbliche. Il documento, anticipato da Repubblica, è stato scritto a quattro mani, quelle del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Il decalogo ruota attorno ad alcuni principi base:  trasparenza, rotazione degli incarichi, rigide incompatibilità, mappa delle aree a rischio e tutela per chi svela il malaffare. Una rivoluzione copernicana per snidare il fenomeno nei meandri dell’apparato statale. Il testo si applicherà subito alle aziende non quotate sotto il diretto controllo del Mef e, tra qualche settimana, dopo un confronto con la Consob, anche alle quotate.

Si tratta di imprese strategiche nell’economia italiana: Rai, Anas, Fondo italiano di investimento, Expo, Sogei, e ancora Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie, che – secondo il quotidiano – dovranno fare i conti con le indicazioni stringenti della legge Severino, con il decreto Madia e con le nuove norme sulla trasparenza. “Non vogliamo certo imporre dall’alto lacci e lacciuoli, un surplus di regole burocratiche che ingessino l’organizzazione e l’attività delle società pubbliche – ha spiegato Roberto Garofoli, capo di gabinetto di via XX settembre – ma vogliamo indurle a dotarsi di meccanismi organizzativi di assoluta trasparenza per prevenire rischi di opacità comportamentale e conseguente corruzione”. La direttiva sarà presentata domani e da mercoledì sarà online per una rapida consultazione, dopodiché diverrà operativa. Il provvedimento si fonda sulla legge Severino, la cui ratio “è quella di estendere le misure di prevenzione della corruzione a soggetti che, indipendentemente dalla natura giuridica, sono controllati dalle amministrazioni pubbliche, gestiscono denaro pubblico, svolgono funzioni pubbliche o attività d’interesse pubblico e, pertanto, sono esposte ai medesimi rischi cui sono sottoposte le amministrazioni alle quali sono in diverso modo collegate per ragioni di controllo, di partecipazione, di vigilanza”.

Uno dei fini perseguiti è quello di fare “una mappa delle aree a rischio”, cioè’ i settori della società che più di altri possono diventare protagonisti di casi di corruzione, “appalti, autorizzazioni e concessioni, sovvenzioni e finanziamenti, procedure di assunzione del personale”. Lo schema dovrà prevedere dove potranno essere commessi i reati e individuare la prevenzione necessaria. In questa strategia anti-corruzione è importante la collaborazione dei dipendenti: il decalogo prevede infatti che sia “incoraggiato colui che denuncia gli illeciti di cui viene a conoscenza nell’ambito del suo rapporto di lavoro”. I suoi occhi e la sua testimonianza saranno fondamentali per scoprire “l’odore della mazzetta”. Ma la società dovrà garantirgli non solo “la riservatezza dell’identità” ma anche “ogni contatto successivo alla segnalazione”.