Conte fa la voce grossa, crisi più lontana?

Si abbassano i toni dopo le tensioni tra Lega e Movimento 5 Stelle sul decreto fiscale. Complice l'intervento del premier Giuseppe Conte (“risolvete o lascio” avrebbe detto agli esponenti dei due partiti) si cerca una soluzione per superare lo stallo. 

Equivoco?

Matteo Salvini, che ieri aveva escluso l'ipotesi di un nuovo Consiglio dei ministri paventata da Di Maio, ha detto che sabato sarà a Roma “per risolvere i problemi. Basta litigi”. Il leader del Carroccio ha, però, ribadito alla Stampa che Luigi Di Maio conosceva il contenuto del dl: “II decreto è quello, Conte ce lo ha letto e l'abbiamo approvato. In Consiglio io c'ero, Di Maio pure”. Nessuna rottura in vista, dunque, almeno per quanto riguarda la Lega. Il vicepremier ha poi spiegato di non sapere se l'omologo grillino ci abbia ripensato dopo le proteste del suo partito per l'eventuale condono penale agli evasori. “Questo non lo so. Mi sembra un enorme equivoco. Pericoloso. Però: tutti in Europa non vedono l'ora di attaccarci, non è bene dargliene l'occasione. Ma per quel che mi riguarda, il decreto quello è e quello resta”. 

La “manina”

E se Gianluigi Paragone (M5s) sostiene che “se la Lega rivendica quel testo si apre un problema politico“, il ministro dell'Agricoltura, Gian Marco Centinaio, spiega: “Io dico soltanto che il governo non è la Famiglia Addams e di conseguenza manine non ne vedo, se no dovremmo capire chi è zio Fester, chi è Lurch, chi è Gomez”. Il ministro, quindi, esclude che il testo sia stato manipolato: “Ci mancherebbe altro, siamo persone serie noi della Lega”. Centinaio ha poi confermato che “si andrà avanti, ci mancherebbe altro, perché abbiamo fatto un contratto di governo, una promessa agli italiani. Per noi si va avanti 5 anni, l'ha detto Salvini in più occasioni, altrimenti non avremmo neanche iniziato, avremmo staccato la spina ancora prima di fare il contratto di governo. Avremmo mandato gli italiani a votare a luglio. Abbiamo un programma di governo di 5 anni”.