Consulta, le Camere ancora nel pantano

Non sono bastati 506 voti per Luciano Violante e 422 per Francesco Ignazio Caramazza: la Consulta chiude senza un nulla di fatto l’ennesima votazione. E’ la 17esima fumata nera, infatti, per l’odissea iniziata con l’obiettivo di eleggere due giudici civili della Corte costituzionale: anche questa volta la somma delle preferenze è ben lontana dal quorum necessario, ovvero 570 voti.

L’ennesimo flop del Parlamento è condito dall’iniziativa del presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che ha chiesto la verifica dei titoli di Violante: a lui si è associato il Movimento 5 Stelle che già nei giorni scorsi aveva definito “ineleggibile” il candidato Pd. Nel segreto dell’urna, dunque, l’intesa sul tandem Violante – Camarazza non ha retto, così come quella della settimana scorsa: 79 i consensi arrivati a Donato Bruno, mentre altri 18 preferenze sono state espresse per Lorenza Carlassare.

Il voto per la Consulta paralizza da mesi l’attività parlamentare e rischia di rallentare il cammino di una riforma chiave come quella del Jobs Act. Tra i Democratici la tensione aumenta: scartare ora il nome di Violante potrebbe significare arrivare allo strappo definitivo con la minoranza Pd alla vigilia della voto di fiducia. Dopo il via libera del Consiglio dei ministri sulla verifica in Senato, infatti, il governo sta mettendo a punto il maxi-emendamento da presentare direttamente nell’aula di Palazzo Madama, già domani mattina.

Tra gli azzurri, invece, prende sempre più quota la candidatura del presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, un “fittiano” doc: il suo nome, in quel caso, avrebbe il dichiarato obiettivo di ricucire i rapporti tra le varie anime di Forza Italia, in rotta di collisione da mesi.