Centrodestra: c'è l'accordo, non il leader

Di sicuro, per ora, c’è solo il cartello elettorale. Anzi, la riunione della vecchia ditta che torna insieme dopo alterne vicende. Certo, i dubbi sul fatto che ciò non avvenisse erano minimi. Ad oggi non c’è sondaggio che non dia in netto vantaggio il centrodestra. Centrodestra unito, sia chiaro, composto da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e la cosiddetta quarta gamba, una sorta di calamita per attrarre i voti dei moderati. Organizzarsi per perdere la grande occasione, dividendosi su dettagli minimi, sarebbe pura follia. Cosa che in Italia, però, accade spesso, nonostante le apparenze e le appartenenze

In più di una circostanza i personalismi hanno prevalso sugli obiettivi. Ma il punto vero, quello attorno al quale si va sviluppando il dibattito di queste ore, è incentrato sulla leadership: chi sarà il candidato premier? Sulla carta sono spendibili sia la Meloni che Salvini, ma Berlusconi non è certo il tipo che molla facilmente l’osso, nonostante il nodo del suo essere incandidabile. E cosi sulla scena irrompe Roberto Maroni, alimentando la partita a scacchi iniziata all’interno del centrodestra per elezioni politiche. L’ufficializzazione della sua non candidatura alle elezioni regionali in Lombardia, per motivi personali, cambia anche la prospettiva nazionale relativa alla scelta del premier di un eventuale governo di centrodestra.

Nella conferenza stampa dove è stata ufficializzata la sua rinuncia a un secondo mandato alla guida della Lombardia Maroni, rispondendo alle domande in merito alle elezioni politiche ha affermato di “essere a disposizione”. Certo, tutto dipenderà dalla reazione del segretario del suo partito, Matteo Salvini, che potrebbe vedere in Bobo un rivale in più nella corsa verso Palazzo Chigi. Al netto di questo elemento, a meno di due mesi dall’election day del 4 marzo, dove oltre che per le elezioni politiche si voterà anche per le regionali in Lombardia e Lazio, il passo indietro di Roberto Maroni scuote il centrodestra. Ed chiaro che durante il pranzo domenicale post Befana ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è ovvio che i tre leader avranno discusso anche di questo dietrofront del governatore leghista.

Al suo posto per il Pirellone dovrebbe correre Attilio Fontana, anche lui esponente del Carroccio ed ex sindaco per due volte di Varese nonché in passato anche Presidente del Consiglio Regionale lombardo. Salvini avrebbe comunque rivendicato come il candidato alla Lombardia dovesse essere uno della Lega, non prendendo così in considerazione l’ipotesi della forzista Maria Stella Gelmini. I destini delle elezioni regionali e delle politiche quindi si intrecciano sempre più. In ballo infatti c’è sempre la ripartizione dei collegi per quanto riguarda il voto nazionale e la scelta dei candidati governatori anche nel Lazio, in Friuli e in Molise. Oltre allo stabilire quali saranno i rapporti di forza, in termini di candidature, all’interno della coalizione, il fatto che ora Roberto Maroni sia libero da incarichi in Regione potrebbe rimescolare le carte in un centrodestra sempre alla ricerca di un candidato premier. Sempre che Berlusconi non fermi tutto.

La sensazione però è che sia stato proprio il capo degli azzurri a mettere in moto la macchina, ben sapendo che Maroni alla guida impone alla Meloni e ai Salvini un passo indietro. Almeno sulla carta. Non va scordato che tanto il leader della Lega quanto la presidente di Fdi dovranno affrontare in prima persona anche la campagna elettorale per le regionali e tanto la Lombardia quanto il Lazio sono fondamentali nello scacchiere della politica. Non a caso Sergio Pirozzi ha aperto le danze: “Se si candida Giorgia Meloni ritiro la mia candidatura” alla presidenza della Regione Lazio, ha spiegato il sindaco di Amatrice. “Da parte sua sarebbe un atto d’amore straordinario verso la sua regione. Di fronte a un atto di tale generosità farei un passo indietro, e senza nulla chiedere in cambio”. Se invece il centrodestra trovasse un candidato unitario, tipo Maurizio Gasparri, la storia andrebbe in un altro modo. “Io ho più di 500 comitati elettorali, ho fatto più di 100 incontri oggi sto a Palestrina, non è che prendo in giro la gente”. Le danze sono appena iniziate….