CASO PENSIONI: IL GOVERNO ACCELERA SUI RIMBORSI, LUNEDI’ IL CDM

Il governo accelera per risolvere la grana pensioni dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato lo stop alla rivalutazione per quelle superiori tre volte il minimo stabilito dalla norma Fornero del Sal Italia. La decisione che palazzo Chigi adotterà adotterà a breve giro di ruota, probabilmente già nel Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, sarà collegiale. L’obiettivo è rispettare la pronuncia della Consulta senza incrinare il delicato equilibrio dei conti pubblici, anche per non vanificare i segnali di ripresa registrati dall’Istat (+0,3% del Pil nel primo trimestre nel 2015).

Le risorse impiegate per far partire il rimborso degli arretrati si aggirerà fra i 3 e i 3,5 miliardi di euro che saranno reperiti in parte dal tesoretto generato dalla differenza fra deficit tendenziale e programmatico e per il resto dal rientro di capitali all’estero. Coperture che avranno, però, bisogno entrambe di una clausola di salvaguardia perché saranno verificate solo in fase di assestamento. All’interno di questo margine si sta ancora valutando una griglia di soluzioni, che guardano a limitare i rimborsi. E una delle ipotesi sul tavolo, spiegano ambienti di governo, è anche quella di restituire l’indicizzazione della pensione persa per effetto del blocco del Salva-Italia per uno solo dei due anni in cui lo stop è stato in vigore (l’indicizzazione bloccata era del 2,6% per il 2012 e del 1,9% per il 2013).

In questo modo si riduce l’impatto sui conti e si risponde a una delle indicazioni della Consulta, che ha giudicato eccessiva la durata del blocco per un biennio. La Corte però ha puntato il dito anche contro la mancanza di progressività dell’intervento, quindi la scelta finale potrebbe essere quella di un mix di misure, con limiti di tempo ma anche per fasce decrescenti al crescere dell’assegno incassato.

E una delle soluzioni che resta tra le più gettonate è quella di restituire l’indicizzazione piena solo fino a tre volte il minimo per tutti gli assegni che superano quella soglia. Soluzione che si traduce in un rimborso più alto per chi ha pensioni basse e più basso per chi invece ha un assegno alto (fissando magari comunque un tetto oltre una soglia ad esempio di 8 volte il minimo). D’altronde la Consulta, è la posizione del governo, non dice che si debba ‘ridare tutto a tutti’, come peraltro ha sottolineato anche il viceministro dell’Economia Enrico Morando davanti alla commissione Bilancio del Senato: “L’interpretazione che circola per cui la sentenza della Corte comporterebbe un ritorno alla legislazione vigente prima” del Salva Italia “non e’ fondata”, ha spiegato, aggiungendo che “temporaneità e progressività” sono “le due ragioni” che hanno portato alla bocciatura della norma.