Carceri, il Garante: “Sovraffollamento non è fake news”

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Sono 60.512 le persone detenute nei 191 penitenziari del Paese, a fronte dei 46.904 posti regolamentari disponibili. L'eccesso, dunque, è di 13.608 unità e il sovraffollamento raggiunge il 129%.

In aumento

E' il dato, aggiornato a ieri, fornito dal Garante nazionale dei detenuti durante la presentazione della sua relazione in Parlamento. Questi numeri confermano una “linea di tendenza in crescita” rispetto al passato: al 31 dicembre 2017 i detenuti erano 57.608 contro i 59.655 alla stessa data del 2018. Una crescita, quindi, in un solo anno, di oltre 2mila presenze in carcere.

Il rapporto

Questo andamento, ha osservato il Garante, Mauro Palma, è “crescente e preoccupante, quantunque non abbia ancora raggiunto il livello di alcuni anni fa quando proprio il sovraffollamento portò alla condanna da parte della Corte europea per i diritti umani“. Questo aumento, poi, si riverbera sulle “condizioni di vita interna e sul sovraffollamento, che non è una fake news, che muterebbe di ben poco anche se si adottassero parametri più restrittivi entro i limiti internazionalmente previsti”. Il Garante, inoltre, ha spiegato che, nello stesso tempo, “il numero di coloro che sono entrati in carcere dalla libertà è diminuito di 887 unità: l'aumento non è quindi ascrivibile a maggiori ingressi, bensì a minore possibilità di uscita. Questo dato deve far riflettere perché può essere determinato da più fattori: l'accentuata debolezza sociale delle persone detenute che non le rende in grado di accedere a misure alternative alla detenzione, per scarsa conoscenza o difficile supporto legale, la mancanza soggettiva di quelle connotazioni che rassicurino il magistrato nell'adozione di tali misure, o, infine, un'attenuazione della cultura che vedeva proprio nel graduale accesso alle misure alternative un elemento di forza nella costruzione di un percorso verso il reinserimento“.

Recupero difficile

Le “ristrettezze” dei numeri del personale penitenziario “certo non seguono la crescita del numero dei ristretti“, ha affermato il Garante che richiama “l'attenzione del Parlamento” su due aspetti: “Il primo è che nel luogo di ricostruzione, o a volte di costruzione, del senso di legalità non possono essere fatte vivere situazioni che ledono la legalità stessa, il secondo che l'attenzione geometrica alla 'cella' non deve far perdere il principio che la persona detenuta deve vivere la gran parte della giornata al di fuori di essa impegnata in varie attività significative. Il nostro modello di detenzione continua, al contrario, a essere imperniato, culturalmente e sul piano attuativo, sulla permanenza nella 'cella', così vanificando la proiezione verso il dopo e il fuori”.
Palma, infine, ha ricordato “l'evento più drammatico avvenuto nel carcere nell'ultimo anno: la morte di due bambini per mano della propria madre rinchiusa con loro in carcere”. Una situazione, ha dichiarato il Garante, “che non ha colpevoli interni in senso stretto, e le stesse indagini disciplinari si sono chiuse in tal senso, ma che forse trova tutti noi colpevoli di non saper prospettare soluzioni diverse a queste drammatiche vite, segnate da reati, forse da malattia, non prive mai però della necessità della nostra 'pietas' e del nostro interrogarci su quanto di diverso avremmo potuto fare“.

Diritti

Palma ha sottolineato che i “primi garanti dei diritti delle persone fermate, arrestate o detenute sono proprio coloro che hanno il compito della loro privazione della libertà“. Nessuno spirito di corpo e nessuna difesa della propria appartenenza, ha aggiunto, “può far venir meno tale principio e ogni violazione deve essere tempestivamente accertata e sanzionata, per non inviare un inaccettabile messaggio d'impunità che lederebbe non solo la fiducia nelle istituzioni, ma lo stesso stato di diritto che è cardine della nostra civiltà giuridica”.
Il Garante ha ricordato anche le visite effettuate alle camere di sicurezza e il controllo della loro adeguatezza, rimarcando la loro “insufficiente disponibilità“: infatti, delle complessive 2.295 camere di sicurezza di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, “ben 894 – si legge nella relazione – sono dichiarate inagibili dalle stesse Autorità responsabili perché le loro condizioni non consentono di ospitarvi persone anche per brevi tempi. Ciò incide sull'utilizzo degli Istituti penitenziari per brevissime detenzioni, quasi sempre di una notte, in attesa dell'udienza dal magistrato. Questo con effetti negativi di sovraccarico inutile per gli istituti di detenzione”.
Il Garante affronta anche il tema dell'uso dei taser: “Si tratta di armi e, quindi, il loro utilizzo deve rispondere ai principi di necessità, proporzionalità e di misura estrema che governano l'utilizzo delle armi”.