Carcere di Modena, possibili radicalizzazioni islamiche mai segnatale

Alcuni casi di radicalizzazione islamica si sarebbero registrati nel carcere Sant’Anna di Modena, ma non sarebbero mai stati segnalati né alla Digos né ai Ros. E’ quanto riportato in un documento interno, finora riservato, in cui si dice: “Con riferimento al delicato tema riguardante l’attività che gli istituti penitenziari devono attuare sui soggetti monitorati, attenzionati e segnalati, con possibile radicalizzazione e proselitismo di natura islamica sul territorio italiano, avendo cura di espletare comunicazioni immediate alle forze di polizia competenti sul territorio, si apprende che la casa circondariale di Modena, avrebbe omesso, in alcune circostanze di uniformarsi alle procedure….

L’atto è in possesso de Il Resto del Carlino, e, dicono dalla redazione “ovviamente è stato redatto da fonti accreditate e interne al panorama penitenziario modenese, in sostanza denuncia, nero su bianco, presunti casi di radicalizzazione e proselitismo di natura islamica che non sarebbero stati opportunamente indicati alle forze di polizia competenti sul territorio”.

A seguito della denuncia interna sono subito scattati i necessari accertamenti al fine di stabilire la veridicità dei fatti. Il documento è stato inviato a Roma al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo, al vice capo Massimo De Pascalis, al dg personale e risorse del Dap, al provveditore regionale.

“Qualora quanto sopra rappresentato trovi riscontro nei fatti e corrisponda a verità – conclude il documento – si tratterebbe di una circostanza di assoluta gravità, attesa l’elevata attenzione che il fenomeno terrorismo di matrice islamica riveste sul territorio nazionale ed internazionale. Nel sensibilizzare gli organi competenti alla verifica della notizia appresa da fonti informali, nel ravvisare che trattassi di fatti che risaltano ancora una volta l’attuale discutibile organizzazione lavorativa all’interno della casa circondariale, si ritiene di dover ribadire la necessità di valutare provvedimenti – conclude il documento – relativi ad un avvicendamento degli attuali vertici della casa circondariale”.