Calenda chiede una deroga dei trattati

Sulla vicenda Embraco il ministro Carlo Calenda vuole andare fino in fondo e chiederà all'Unione europea una deroga ai trattati per i singoli casi. Il responsabile dello Sviluppo Economico ne parlerà con la commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager

Incontro a Bruxelles

“Ci sono condizioni che sono strutturali, per cui alcuni Paesi in una diversa fase di sviluppo come la Polonia hanno un costo del lavoro più basso – ha spiegato a Radio Anch'io su Radio uno – io non potrei fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un x più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un'azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager”.

Il caso

Ieri l'azienda del gruppo Whirlpool ha detto no alla richiesta di sospendere i 500 licenziamenti nello stabilimento di Riva di Chieri, nel torinese, e va avanti sulla strada della delocalizzazione in Slovacchia della produzione italiana di compressori per frigoriferi. Niente cassa integrazione per consentire di esaminare proposte di reindustrializzazione, spiegano i legali dell'azienda presenti all'incontro. Un atteggiamento di chiusura che ha mandato su tutte le furie Calenda. Delusi e arrabbiati i lavoratori in sciopero, che bloccano il traffico sulla statale Torino-Asti. “Si conferma un atteggiamento di totale irresponsabilità dell'azienda. Le loro motivazioni dimostrano una mancanza di attenzione al valore delle persone e alla responsabilità sociale dell'impresa” aveva afferma il ministro. “Non ricevo più questa genta… questa gente, perché onestamente ne ho fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro italiani che sono qua”. 

Il tempo stringe

Calenda attiverà urgentemente un tavolo con Invitalia per cercare di individuare un percorso di reindustrializzazione. Ma i tempi sono strettissimi perché il 4 marzo si vota, ma soprattutto il 25 marzo finirà la procedura di mobilità e i lavoratori saranno tutti licenziati. Bocciata la proposta di ricorrere al part-time, considerata “inaccettabile sotto ogni profilo, innanzitutto quello etico” da Calenda ma anche dai sindacati.