Con l'ingresso nello Studio della Vetrata del Quirinale della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, sono iniziate ufficialmente le consultazioni di Sergio Mattarella per la formazione del nuovo governo. Giuridicamente si parla di prassi costituzionale consolidata, nel senso che questi colloqui non sono espressamente previsti dalla nostra Carta Fondamentale ma vengono da sempre svolti all'esito delle elezioni o di una crisi di governo.
L'articolo 92 Cost., prevede, infatti che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri”. Per farlo i diversi capi dello Stato hanno avvertito la necessità di convocare in via preventiva al Colle forze politiche e istituzioni (in particolare i presidenti delle due Camere e i suoi predecessori), in modo da verificare di persona la posizione di ciascuno di essi su questo o quel nominativo. Le consultazioni, che in un sistema sostanzialmente maggioritario quale era quello del Mattarellum erano diventate più che altro una mera formalità (visto che il candidato premier della coalizione vincente arrivava al Quirinale forte dell'investitura popolare), sono tornate a essere decisive con il proporzionale. Il Presidente, in un sistema che privilegia la rappresentatività rispetto alla stabilità e alla certezza della vittoria, attraverso questi colloqui cerca d'individuare allora possibili convergenze anche su nomi alternativi per la creazione di governi di coalizione, laddove il quadro politico non sia definito.
Diversi gli scenari che possono emergere all'esito delle consultazioni.
Il presidente della Repubblica, se nelleconsultazioni non e' emerso il nome di un possibile presidente delConsiglio condiviso da una maggioranza di parlamentari, puo' dare a una personalita' terza (magari istituzionale come uno dei presidenti delle Camere)l'incarico di verificare se almeno esiste una maggioranza chesostenga un governo a un esponente non troppo caratterizzatopoliticamente e quindi divisivo. Il mandato esplorativo, se ha esitopositivo, puo' diventare incarico di formare il governo.
Il capo dello Stato può decidere (come fece Napolitano con Bersani nel 2013) di affidare un incarico non pieno a chi ha maggiori possibilità di trovare una maggioranza pur non avendo tutti i numeri necessari. Se trova anche gli ultimi voti il preincarico si può trasformare in incarico pieno per diventare premier, altrimenti deve tornare al Quirinale e il Presidente cercherà una altra personalità a cui affidare il tentativo di dar vita a un governo.
Dalle consultazioni possono derivare diversi tipi di governo
E' un esecutivo che ha una maggioranza politica coesa, uscita dal voto delle elezioni politiche in base ad accordi sul programma e, in linea di massima, sul nome del presidente del Consiglio.
E' un governo che, nell'impossibilità di avere un governo politico, viene guidato da una figura istituzionale (di solito uno dei due presidenti di Camera o Senato).
Il premier è scelto dal presidente della Repubblica in quanto figura di spicco e prestigiosa, anche se non politica. Anche il programma di governo è fortemente suggerito dal Capo dello Stato.
E' guidato da una personalità tecnica, di solito proveniente dal mondo economico e non eletto alle elezioni, chiamato dal Capo dello Stato in una fase di fibrillazione delle istituzioni per una crisi economica.
Può esser guidato da un politico, un tecnico o una carica istituzionale, ma ha un programma chiaro e delimitato a pochissimi punti. Solitamente si tratta di uno o due punti di programma, che vanno dall'approvazione della legge di bilancio a una riforma istituzionale o elettorale.
La prima giornata di consultazioni si svolgerà secondo il seguente programma.
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