Yemen, accordo tra i partiti: un consiglio per gestire il vuoto di potere

Per oltre due settimane lo Yemen si è trovato a vivere un vuoto istituzionale che ha creato perplessità e non poche paure per il futuro del Paese. Dopo le minacce e un ultimatum da parte dei ribelli sciiti di imporre le loro soluzioni per risolvere la crisi politica, nove partiti si sono accordati durante i negoziati a Sanaa per creare un consiglio presidenziale ad interim che dovrebbe governare per un periodo massimo di un anno.

La formazione di questa “amministrazione” è un importante passo per alleviare il disagio politico che ha costretto alle dimissioni il presidente Abd Rabbuh Mansur Hedi. Il movimento degli insorti sciiti aveva fissato per ieri una scadenza entro cui le fazioni avrebbero dovuto accordarsi su come uscire dalla crisi.

Lo hanno riferito alcuni delegati dei partiti puntualizzando che il consiglio sarà composto da cinque o sei membri in base al numero delle regioni, e guidato da Ali Nasser Mohammed, l’ex presidente dello Yemen del Sud prima dell’unità con il Nord nel 1990. La scelta è ricaduta su una personalità che possa essere in grado di frenare le spinte secessioniste. Tra i gruppi che hanno partecipato ai negoziati c’è anche la fazione separatista del sud al-Harak. Al momento la consultazione è in corso, si attendono le risposte del Partito socialista e di quello sunnita degli Islah che, se favorevoli, porterebbero alle conclusione di una fase di stallo del Paese.

Negli ultimi giorni la prospettiva di un accordo si era allontanata a causa delle violenti strategie usate dai ribelli al-Houti che avrebbero impedito ad alcuni ambasciatori stranieri presenti nella capitale di lasciare il territorio. Altre fonti ancora avevano diffuso la notizia che i ribelli avevano deciso di dare la caccia a tutti quegli attivisti, giornalisti e manifestanti che si dimostravano contrari al golpe.