Usa, a Ferguson torna la calma ma la protesta si allarga ad altre città

Sono passati due giorni dalla prima ondata di proteste che ha stravolto le strade di tutti gli Stati Uniti, e dopo notti di manifestazioni, violenze e saccheggi, la piccola cittadina di Ferguson sembra esser tornata in stato di quiete: viste le basse temperature, solo poche centinaia di persone hanno manifestato davanti al commissariato di polizia presidiato dalla guardia nazionale e la protesta, agli sgoccioli, si è espansa per una decina di altre città del Paese.
E’ dall’omicidio del giovane afroamericano Michael Brown che gli Stati Uniti vivono una fortissima tensione dovuta al conflitto razziale. E in seguito alla decisione del Grand Jury di non incriminare l’agente Darren Wilson, responsabile della morte del 18enne, le manifestazioni si sono moltiplicate finendo spesso in scontri e arresti. Fino ad oggi sono state fermate circa 400 persone.

Ma il problema reale sta nel fatto che l’uccisione del 18enne non è stato un unicum: il suo è solo l’ennesimo episodio di una lunga serie di tragici omicidi. Nelle ultime settimane, ad esempio, mentre l’opinione pubblica attendeva con ansia il giudizio del caso Brown, in vari stati sono stati uccisi altri giovani neri disarmati: tre giorni fa a Cleveland, in Ohio, un ragazzino di dodici anni è stato assassinato con un colpo di pistola all’addome da alcuni poliziotti, perché si era rifiutato di gettare a terra un’arma rivelatasi poi un giocattolo. Ieri, invece, è stato diffuso un video di sorveglianza in cui si riprendono i momenti immediatamente precedenti all’uccisione di un altro giovane nero disarmato, vestito con un costume da Cosplayer per mano della polizia locale. Il fatto è datato il 10 settembre, scorso, quando due agenti di Saratoga Springs, nello Utah, hanno sparato a Darrien Hunt.