Il territorio sotto il controllo del regime siriano è “più che raddoppiato” nel giro degli ultimi due mesi. Lo ha detto quest’oggi il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, in un’intervista all’emittente televisiva Rossiya 24 nella quale ha predetto “una rapida conclusione della lotta allo Stato islamico”.
È dal settembre 2015 che la Russia è intervenuta al fianco del presidente Bashar al Assad nel conflitto siriano contro le opposizioni, tra le quali figura anche l’Isis.
Un importante tassello di questa alleanza militare sul territorio della Siria è stato posto nelle scorse ore. L’esercito siriano e le milizie filo-Assad sostenute dalle forze aeree russe hanno completamente liberato dai terroristi dello Stato islamico la città di Es-Suhne.
Come riferisce l’agenzia Sputnik, l’operazione è avvenuta in diverse fasi: prima del 10 agosto le forze governative hanno occupato le alture strategiche e isolato la città. Alle prime luci dell’alba di ieri, 13 agosto, con il sostegno degli aerei russi sono stati scacciati dai quartieri settentrionali e occidentali gli islamisti e alle sette del mattino sono stati liberati i quartieri centrali e meridionali dalla città.
Secondo fonti militari russe e siriane, la liberazione di Es-Suhne spiana l’offensiva delle forze governative siriane a Deir ez-Zor, città da più di 3 anni sotto assedio dai combattenti dell’Isis.
Città di duecentomila abitanti situata lungo il fiume Eufrate, Deir ez-Zor è una delle ultime roccaforti in mano al Califfato. Da quattro anni resiste tuttavia una guarnigione lealista tenuta in vita dai lanci di armi, medicinali e viveri che Russia e regime (e, per la popolazione civile, Mezzaluna Rossa) compiono periodicamente.
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