Il governo spagnolo guidato da Pedro Sanchez è pronto a riformare il capo dedicato ai reati di natura sessuale del codice spagnolo. Se la legge dovesse passare verrebbe qualificato come “stupro” qualunque amplesso non preceduto da un esplicito consenso della donna.
Il modello cui si fa riferimento, ha spiegato la vice premier Carmen Calvo, è quello svedese. Nel quale “se una donna non dice 'sì' esplicitamente, tutto il resto è 'no'”. Calvo, che è anche ministra dell'Uguaglianza, ha fatto riferimento alla riforma entrata in vigore nel Paese scandinavo a partire dal primo luglio, sull'onda dell'indignazione popolare scatenata dalle denunce di molestie e aggressioni portate alla luce dal movimento #MeToo proprio nella nazione simbolo della libertà sessuale.
In Spagna, l'annuncio di Calvo arriva mentre il Paese è ancora scosso dal caso de “La Manada“, il “branco” di Pamplona che aggredì e violentò una 18enne durante la festa di San Fermin nel 2016; i giovani, che avevano anche fatto circolare il video in cui facevano sesso con la ragazza, hanno sostenuto durante processo che lei fosse consenziente, mentre lei ha sempre affermato di essere stata violentata. All'indomani del processo, dopo che un tribunale ha condannato i cinque uomini per “abusi sessuali” (piuttosto che il più grave reato di “violenza sessuale“, per diversi giorni migliaia di persone, soprattutto donne, hanno protestato in tutta la Spagna. Anche la scarcerazione dietro pagamento di una cauzione dei ragazzi del “branco” è stata da più parti condannata. Da allora, si sono susseguite le richieste di riformare il codice penale, secondo cui servono l'intimidazione o la violenza perché una persona possa essere condannata per stupro.
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