Sei mesi di protesta a Hong Kong

Parte sempre da Victoria Park, ormai uno dei luoghi simbolo della protesta, il corteo dei manifestanti di Hong Kong. Stavolta è Civil Human Rights front che torna a chiamare la piazza, non raggiungendo i numeri dei grandi appuntamenti di qualche mese fa ma riuscendo comunque a invadere le strade del Porto profumato, anche in virtù dell'ok concesso un po' a sorpresa dalla Polizia, circostanza che ha favorito lo snodo di un corteo per la prima volta, dopo diversi mesi, senza scontri con le Forze dell'ordine. Un'iniziativa promossa da Civil Human in occasione della prima “ricorrenza” delle proteste: sei mesi sono infatti trascorsi dal giorno in cui i cittadini hanno deciso di scendere in piazza per gridare il proprio dissenso, dapprima contro l'extradition bill (la contestata legge a favore dell'estradizione in Cina), poi nei confronti di un'autorità locale accusata di eccessiva dipendenza dal governo centrale cinese, invocando riforme democratiche e l'istituzione del suffragio universale.

L'operazione

Un obiettivo rivendicato con ulteriore forza a seguito delle elezioni distrettuali, che avevano certificato l'importante vittoria dei candidati pro-democrazia (388 seggi su 452), legittimando a livello politico una protesta che, fin lì, aveva avuto voce esclusivamente sulla piazza. A ogni modo, anche in occasione di una manifestazione sostanzialmente pacifica, è circolata notizia di numerosi sequestri effettuati dalle Forze dell'ordine, che avrebbero requisito una pistola (una semiautomatica Glock) e 105 proiettili, rinvenuti nel corso di un'operazione effettuata poco prima della partenza del corteo. Undici persone sarebbero state arrestate. D'altronde, si tratta della prima volta in sei mesi (dall'inizio considerato ufficiale delle proteste) che la Polizia procede al sequestro di armi da fuoco, come riferito dal sovrintendente per il Crimine organizzato, Li Kwai-wah. L'operazione, secondo le autorità, avrebbe consentito di sventare un possibile uso delle armi per destabilizzare la manifestazione odierna a Victoria Park. Gli arrestati farebbero parte, secondo le Forze dell'ordine, dello stesso gruppo accusato, nel mese di ottobre, di aver lanciato molotov contro una stazione di polizia.

Caso politico

Nel frattempo, il caos di Hong Kong ha prodotto ripercussioni anche sul piano politico tanto che, nella giornata di ieri, a due membri della Camera di commercio americana a Hong Kong, Robert Grieve e  Tara Joseph, è stato impedito di entrare a Macao per la serata di gala nella sede locale della Camera. Un divieto che, si sospetta, possa essere dovuto allo schieramento degli Stati Uniti a favore dei manifestanti dopo la firma del Democracy Act da parte di Trump: “Speriamo che si tratti solo di una reazione esagerata agli attuali eventi – hanno dichiarato in seguito – e che il business internazionale possa in modo costruttivo aiutare a spingerli in avanti”.