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Ombrelli gialli: arrivano le condanne

Pene fino a 16 mesi di carcere sono state comminate ai leader delle proteste pro-democrazia di Occupy Central a Hong Kong per il ruolo svolto nel movimento di disobbedienza civile che paralizzò il centro di Hong Kong per 79 giorni tra la fine di settembre e la metà di dicembre 2014.

La decisione

La sentenza, pronunciata dal giudice Johnny Chan del tribunale di West Kowloon, mette fine alla vicenda giudiziaria scaturita dopo l'occupazione del centro di Hong Kong. Gli imputati potranno ricorrere in appello. Ad attendere i leader delle proteste all'ingresso del tribunale, c'erano oltre cento manifestanti con ombrelli gialli, il simbolo delle proteste di quei giorni, a cui parteciparono decine di migliaia di persone, che hanno manifestato il loro sostegno agli imputati: in base alle accuse di cui sono stati riconosciuti colpevoli il 9 aprile scorso, i leader delle proteste del 2014 rischiavano fino a sette anni di carcere.

Le pene

Gli accademici Benny Tai e Chan Kim-man hanno ricevuto la condanna più gravosa, sedici mesi, per reati relativi al disturbo dell'ordine pubblico, mentre il pastore battista Chu Yiu-ming, 75 anni, anch'egli riconosciuto colpevole di reati relativi al disturbo dell'ordine pubblico ha ricevuto una condanna a sedici mesi di carcere con sospensione della pena per motivi di salute. Tutti e tre i leader del movimento si erano dichiarati non colpevoli. Pene non superiori agli otto mesi di detenzione sono state comminate ad altri cinque imputati, mentre è stata rinviata al 10 giugno prossimo la sentenza per la deputata all'Assemblea Legislativa di Hong Kong Tanya Chan, il cui avvocato ha rivelato in aula, presentando referti medici, che dovrà sottoporsi a un intervento al cervello nelle prossime due settimane.

Reazioni

Tra i primi commenti alla sentenza arrivati dagli attivisti c'è quello di Maya Wang, senior China researcher per Human Rights Watch, secondo cui la condanna inflitta “manda un segnale che dà i brividi a tutti che ci saranno gravi conseguenze per chi chiede la democrazia“.

Francesco Volpi

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