NIGERIA, DA VITTIME A CARNEFICI: IL NUOVO VOLTO DELLE DONNE RAPITE DA BOKO HARAM

Molte delle oltre duecento ragazze nigeriane rapite lo scorso anno dai terroristi di Boko Haram sono state costrette ad unirsi al gruppo di estremisti islamici. A riferirlo sono alcuni testimoni dell’emittente britannica Bbc, spiegando che le giovani donne hanno subito un vero e proprio “lavaggio del cervello, e ora vengono sfruttate dai loro rapitori per terrorizzare altri ostaggi, frustarli e persino ucciderli”.

Da vittime a carnefici in poco tempo, riversando sui nuovi prigionieri la violenza subita in oltre un anno di sequestro. Le studentesse di Chibok infatti furono rapite il 14 aprile del 2014 nel nord-est del Paese. Il mondo seguiva attonito gli aggiornamenti del caso e da un emisfero all’altro dell’universo si poteva leggere l’hashtag #BringBackOurGirls, dove quell’aggettivo possessivo sottolineava la preoccupazione per le giovanissime di cui si persero le tracce.

Dalle radio alle televisioni, dai giornali ai social network risuonava un solo nome: “Boko Haram”. Era ed è ancora il volto africano dello Stato Islamico, una presenza ostile che ancora oggi compie brutalità in nome di una legge divina. La lotta al Califfato nero si è intensificata e i soldati del Ciad, Camerun, Niger e Nigeria arruolati sotto l’unica forza dell’Unione Africana hanno ottenuto alcune vittorie, come quella di maggio in cui oltre 234 donne, incluse alcune bambine, sono state liberate dalla roccaforte degli estremisti islamici nella foresta di Sambisa, Stato di Borno.