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Msf spara a zero: “In Libia stupri e torture sui migranti e l’Europa è complice”

“Quella che ho visto in Libia è la forma più estrema di sfruttamento degli esseri umani” basata “sul sequestro, la violenza carnale, la tortura e la schiavitù” ed “i leader europei sono complici” dello sfruttamento mentre “si congratulano del successo perché in Europa arriva meno gente” dall’Africa. E’ durissima la presa di posizione della presidente internazionale di Medici Senza Frontiere, Joanne Liu, contro le politiche europee che cercano di chiudere la rotta dei migranti nel Mediterraneo Centrale.

Un affondo che si traduce nella difesa del lavoro svolto dalle Ong. “Chi è colluso con i trafficanti?- si è chiesta – Quelli che cercano e salvano le persone o quelle che permettono che le persone siano trattate come merci da imballare e vendere?“.

Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Bruxelles poche ore dopo aver pubblicato una lettera aperta recapitata a tutti i leader europei, Liu ha raccontato gli orrori visti di persona in un centro di detenzione “ufficiale” a Tripoli. “La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è marcia fino al midollo. Va chiamata per quello che è: una fiorente impresa del sequestro di persona, della tortura e dell’estorsione. Ed i governi europei hanno scelto di tenere la gente in questa situazione. La gente non può essere riportata indietro in Libia, né può essere rinchiusa lì”.

Nella conferenza stampa tenuta assieme al direttore generale di Msf, Arjan Hehenkamp, e al consigliere operativo, Jan-Peter Stellema, Liu ha riferito che “le donne incinte sono oggetto di violenza sistematica”. Ha raccontato l’insensatezza degli aiuti parlando di una persona assistita da Msf per gravissima malnutrizione (“ci è voluto un mese per farlo guarire, poi è stato riportato nel campo a soffrire di nuovo la fame”). E ha ribadito l’appello perché l’Europa apra vie di immigrazione legali. “La gente – è scritto ancora nella lettera di Msf ai leader – è trattata come merce da sfruttare. Le persone sono stipate in stanze buie, luride, senza alcuna ventilazione e costrette a vivere una sull’altra”.

Nel mirino, la guardia costiera libica addestrata con finanziamenti europei, che “ha sparato” su una delle imbarcazioni di soccorso della Ong. I campi libici non sono centri d’accoglienza ma “prigioni” dove la situazione era già “abominevole qualche anno fa” e non è certo migliorata, ha ammesso la commissaria al Commercio Cecilia Malmstrom. “Non siamo ciechi”, ha assicurato Catherine Ray, portavoce dell’Alto rappresentante Federica Mogherini, aggiungendo che la Commissione europea è “consapevole” che le condizioni di vita nei campi libici sono “scandalose ed inumane“. “Siamo coinvolti e vogliamo cambiare la situazione”, ha aggiunto, specificando che “la priorità di Msf e della Ue è la stessa: salvare le vite, proteggere le persone e spezzare il business del traffico di esseri umani”.

redazione

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