Condannato a morte per fucilazione, Saif al Islam schiera tra i suoi difensori il legale britannico John Jones che ieri davanti alla Corte penale internazionale ha detto che le sentenza contro il suo assistito è stato emessa dopo un “processo farsa”. Secondo quanto riferito da Jones al quotidiano al Hayat, “si tratta di un omicidio mediante strumento giudiziario”.
L’avvocato britannico ha inoltre sottolineato che la “Corte penale internazionale non consente la pena di morte”. L’accusa è quella di crimini contro l’umanità in riferimento alla repressione della rivolta del 2011 contro il governo del padre. Con Saif al Islm ci sarebbero altri gerarchi condannati alla pena capitale, e per loro sarà possibile fare appello entro 60 giorni alla Suprema Corte.
Attualmente il figlio dell’ex rais è detenuto dal 2011 a Zintan dalla brigata Abu Baker al-Siddiq, che si è sempre rifiutata di consegnarlo alle autorità giudiziarie. Nonostante in Libia sia considerato il processo del secolo, il governo con sede a Tobruk, del premier Abdullah al Thani, non riconosce il procedimento e la sentenza agli ex gerarchi del regime di Gheddafi. Il ministro della Giustizia libico, Mabruk Qarira, ha fatto sapere che il processo in corso a Tripoli gestito dalle milizie locali “è illegale”.
Qarira ha inoltre chiesto alla comunità internazionale di non riconoscere il tribunale che porta avanti questo processo in quanto si tiene in una città che al di fuori dal controllo dello Stato.