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Jihadisti pronti a colpire in Italia: ecco la lista nera

Molti jihadisti, diverse decine, sono sbarcati sulle coste italiane nelle ultime settimane. A lanciare l'allarme all'Italia è stata la Tunisia, come riferisce Il Messaggero di oggi.

Il rimpatrio di un sospettato

“Ieri, uno dei nomi inseriti nell'elenco, Abdelhak Ben Makhlouf Aouini è stato rintracciato a Milano e rimpatriato con un aereo partito da Palermo e diretto a Tunisi”, si legge. Si tratta di un uomo di venticinque anni, senza precedenti specifici in Italia, che tuttavia l'Antiterrorismo – prosegue Il Messaggero – “ha inserito nell'elenco delle persone pericolose da fermare immediatamente inviato a tutte le pattuglie territoriali, sulla base proprio delle informative arrivate dalla Tunisia”.

Il venticinquenne ha postato su Facebook alcune sue foto. “Proprio sulla basi di una di quelle – spiega il quotidiano romano – lo scorso 25 ottobre, una volante l'ha fermato ed è stato immediatamente spostato nel centro rimpatri di Torino e quindi in Sicilia”. Quello di Aouini è il 91esimo rimpatrio nel corso del 2017, il 223esimo dal primo gennaio 2015.

Terroristi tra i migranti sui barconi

L'arrivo in Italia, attraverso il Mediterraneo, di potenziali terroristi islamici sarebbe legato all'indulto proclamato dal presidente Beji Caid Essebsi in occasione dei sessant'anni della repubblica tunisina, nel settembre scorso. Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega, racconta ad AdnKronos che ha potuto sapere durante un sopralluogo nel Paese nordafricano che “alcuni ragazzi, appena usciti dalle carceri locali, stiano ricevendo messaggi che gli propongono viaggi 'sicuri', via mare per l'Italia, con un costo di tremila dinari, circa mille euro”. L'esponente del Carroccio spiega inoltre che “di 1600 detenuti, usciti di galera grazie al doppio indulto deciso da Tunisi, almeno la metà, circa 800, sono già arrivati in Italia”. Il Messaggero riporta invece numeri più bassi: 1500 detenuti avrebbero ricevuto soltanto uno sconto di pena, mentre circa 400 sarebbero quelli rilasciati.

L'allarme

Al di là delle cifre, l'allarme sul numero di jihadisti in Tunisia è molto alto. Il governo del Paese nordafricano ha condiviso informazioni sul terrorismo con l'Italia e con l'Europa, di qui la redazione della “lista nera” consegnata pochi giorni fa a Roma comprendente potenziali terroristi sbarcati sulle nostre coste. Ma già nei mesi scorsi le preoccupazioni italiane si erano rivolte verso la Tunisia, tanto che del tema se ne era occupata la Commissione Affari costituzionali del Senato.

Il caso tunisino

Del resto la Tunisia resta uno dei Paesi con il maggior numero di affiliati a gruppi fondamentalisti islamici. Il primo novembre un giovane di venticinque anni, ha assalito con un coltello due poliziotti davanti al Parlamento ferendoli alla gola. A fine ottobre a Teboulba, nella regione tunisina di Monastir, sono stati arrestati cinque uomini che avevano in programma di attaccare un autobus turistico nella zona. Si tratta di tutte persone che avevano un passato in Siria e una militanza nello Stato islamico.

In totale sarebbero tra i sei e i settemila i combattenti affiliati all'Isis partiti per la Siria e l'Iraq dalla Tunisia. Dal Paese nordafricano erano partiti anche Anis Amri, l'attentatore di Berlino, e Ahmed Hannachi, quello di Marsiglia. E la mente, se si parla di terrorismo islamico in Tunisia, non può che correre al 18 marzo 2015, quando due attentatori kamikaze dell’Isis fecero ventidue vittime tra i turisti del museo del Bardo.

Simone Pellegrini

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