Israele: la Corte suprema avalla le proteste contro Netanjahu

Non si fermano in Israele le manifestazioni di protesta contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

Dallo scorso dicembre infatti, ogni sabato sera, gruppi di dimostranti si radunano a Petah Tikva – sotto la casa dell’Avvocato Generale dello Stato Avichai Mandelblit – per chiedere l’incriminazione del primo ministro indagato nei giorni scorsi per corruzione e di frode in due diverse indagini, tuttora in corso.

La petizione

La Corte Suprema ha infatti accolto, ad interim, la petizione del “Movimento per la qualità del governo in Israele” contro la recente decisione della polizia di impedire le manifestazioni perchè “turbativa della quiete pubblica”. 

La Corte ha spiegato la propria decisione scrivendo che: “Il diritto dei residenti alla propria quiete” non si avvicina “al diritto per la libertà di espressione e di manifestare”. L’unica limitazione imposta è che i manifestanti non debbano superare il numero di 500 persone.

Il partito nazionalista liberale di centro-destra “Likud” intanto, ha organizzato nello stesso luogo delle contro-manifestazioni e delle iniziative parallele a sostegno del proprio leader.

Le accuse di frode

Lo scorso dicembre il procuratore generale Mandelblit aveva ordinato l’apertura di un’indagine nei confronti del primo ministro, sospettato di aver accettato nel 2009 un milione di euro da Arnaud Mimran, il tycoon condannato per frode la scorsa estate, e di aver compiuto illeciti nell’acquisto di sottomarini tedeschi. Da parte sua, Netanyahu ha sempre negato il proprio coinvolgimento.