Il Cremlino attacca: “Le sanzioni alla Russia vogliono creare un’isteria collettiva”

Dal Cremlino arrivano pesanti accuse verso l’Unione europea e gli Stati Uniti. Secondo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, le minacce del segretario di Stato John Kerry e del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk di nuove sanzioni contro la Russia, “mirano a distrarre l’attenzione dagli accordi di Minsk”, con una visione del cessate il fuoco parziale, totalmente sbilanciata dalla parte dell’Ucraina. Il ministro affonda ancora, dicendo che “essi provano a montare un’isteria pubblica – e ha ribadito – sostengono completamente il punto di vista delle autorità di Kiev”. Parole dure anche per il Paese vicino di casa, accusato di porre “condizioni irrealistiche” per il ritiro delle armi pesanti. “Tutti capiscono che le tregue e i cessate il fuoco ideali non esistono”, ha poi concluso Lavrov.

I rapporti tra i governi di Russia e Ucraina sono sempre più tesi, soprattutto dopo che mercoledì Vladimir Putin aveva attaccato Kiev per la decisione di tagliare le forniture di gas nelle zone occupate dai separatisti, prendendo la gestione dell’erogazione del metano in prima persona. Da lì è scoppiata la polemica, per cui i soldi pagati in anticipo da Poroshenko, come da accordi presi dai due Paesi a ottobre 2014, sarebbero stati sufficienti per coprire soltanto altri 3-4 giorni.

Si è passati poi alle misure forti, infatti se Mosca non riceverà altri versamenti, “Gazprom sospenderà le forniture”, aveva avvertito il presidente del Cremlino, che ci ha tenuto a sottolineare anche che “è chiaro che questo rappresenta una minaccia al transito del metano russo verso l’Europa”. Dichiarazioni pesanti sono state fatte da Putin sulla gestione della crisi da parte di Poroshenko nella conferenza stampa al termine del suo incontro con il presidente cipriota Nicos Anastasiades a Mosca. “Non solo c’è la carestia, non solo l’Osce ha denunciato una catastrofe umanitaria, in più gli tagliano anche il gas. Tutto questo sembra un genocidio”, ha tuonato il leader del Cremlino parlando delle zone di Donetsk e Luhansk, quelle dove è più forte la presenza dei ribelli filo-russi. Putin ha comunque espresso la speranza che “non si arriverà a tali misure estreme e che le forniture di metano non saranno interrotte, ma questo – ha precisato – non dipende solo da noi ma anche dall’Ucraina”.