Il Gibuti ha chiesto ufficialmente all’Unione africana di inviare osservatori lungo il confine con l’Eritrea, nelle regioni oggetto di dispute territoriali, dopo che il Qatar ha improvvisamente interrotto la sua missione di pace due settimane fa. Doha aveva schierato i suoi soldati nel 2008, a seguito del conflitto tra Gibuti ed Eritrea. Sul ritiro delle truppe non ha dato alcun preavviso al Gibuti, ne ha fornito motivazioni. Ma è probabile che la decisione sia stata presa come ritorsione nei confronti del Paese africano, schieratosi con le nazioni arabe che hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il Qatar.
“I militari qatarioti se ne sono andati all’improvviso, senza avvertirci e, quindi, impedendoci di trovare soluzioni alternative. Mantenere lo status quo non era nell’interesse dei due Paesi” ha detto il ministro degli Esteri del Gibuti, Mahamoud Ali Youssouf, durante un vertice dei leader dell’Unione Africana ad Addis Abeba. “Abbiamo chiesto all’Ua di prendere il mano la situazione di colmare il vuoto – ha proseguito -. Abbiamo bisogno che intervengano rapidamente“.
Nel 2008 decine di soldati gibutiani furono uccisi a seguito egli scontri a fuoco con i militari eritrei. I combattimenti erano scoppiati dopo che Gibuti aveva accusato Asmara di inviare truppe oltreconfine. Temendo un’espansione del conflitto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva ordinato a entrambe le parti di ritirarsi. Il Qatar si era poi offerto di mediare tra le due nazioni e di inviare osservatori.
Ma dopo il richiamo dei militari da parte di Doha, il Gibuti è tornato ad accusare l’Eritrea di occupare la zona contesa di Dumeira, situata al confine. “All’inizio c’era un numero limitato di soldati eritrei in quelle aree – ha spiegato Youssouf – poi i qatarioti si sono ritirati e le cose sono cambiate…”.
L’Ua ha invitato le parti a usare prudenza, assicurando che a breve avrebbe inviato una missione di pace nei territori disputati. L’Eritrea non ha, tuttavia, risposto alla proposta. Secondo Youssouf l’Ua potrebbe impiegare personale esperto nelle prevenzione dei conflitti e la “forza di standby” che la stessa Unione sta creando.
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