Dagli Usa nuovi rinforzi per le ricerche

Proseguono le ricerche da parte della Marina militare argentina per determinare “la localizzazione precisa” dell'Ara San Juan, il sottomarino sparito nove giorni fa nell'Atlantico Sud, con l'assistenza di unità navali ed aeree straniere. Lo ha detto il portavoce della Marina, Enrique Balbi, in una conferenza stampa. “Bisogna essere molto prudenti con le notizie che si consegnano all'opinione pubblica”, ha spiegato, sottolineando che l'appoggio ai familiari dei 44 membri dell'equipaggio del San Juan è l'altra priorità attuale per la Marina argentina.

Smentite

In questo senso, il portavoce ha negato che la Marina abbia comunicato ufficialmente che i marinai del sottomarino siano morti e ha escluso che l'esplosione, rilevata nella zona dove è stato localizzato il San Juan per ultima volta, sia descrivibile come “piccola“, smentendo versioni circolate durante la notte sui media e i social. Balbi ha indicato che una mini-capsula americana specializzata nel recupero di sottomarini è già quasi pronta per essere inviata in qualsiasi posto dove sia localizzato il San Juan, ma ha ammesso che questo congegno non può raggiungere profondità di più di 700 metri.

Poche speranze

Ma se i militari argentini non si sbilanciano sulla sorte dei sommergibilisti, le speranze di ritrovare qualcuno vivo sono ridotte a un lumicino. Gli esperti non sono ancora di fare una stima sulle scorte residue di ossigeno. Ma non è solo quello il problema. A oltre 200 metri profondità la pressione provocata da un'esplosione è sufficiente a uccidere chiunque si trovi a baordo.”A 21 atmosfere di profondità, avrebbero avuto un impatto con l'acqua pari al peso di un tir precipitato in testa – ha spiegato all'AdnKronos Luca Revelli, chirurgo e direttore del Master di Medicina del mare dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma – Uno scontro tanto violento che non gli avrebbe dato il tempo di rendersi conto di cosa accadeva”. Insomma, a meno di un miracolo, sarà difficile trovare, non solo superstiti ma persino i corpi dei marinai. “L'effetto schiacciamento della pressione – ha sottolineato il medico – può averli frantumati”.