La cellula terroristica che ha colpito a Barcellona e a Cambrils utilizzava un secondo covo come base operativa, una masseria a Riudecanyes, 15 chilometri a ovest di Cambrils. Lo ha rivelato il giudice titolare dell’inchiesta, Fernando Andreu. In questo secondo covo, tra i resti di un falò, la polizia ha trovato la patente dell’autore della strage sulle Ramblas, Younes Abouyaaqoub. Nell’immobile sono state trovate prove dell’acquisto di “una ingente quantità di acetone, al momento si è a conoscenza di 500 litri”, oltre a “15 federe da cuscino e lacci che, molto probabilmente, dovevano servire a impacchettare gli ordigni esplosivi, pronti per essere utilizzati”.
Intanto in serata è rientrata in Italia Marta Scomazzon, la ragazza italiana rimasta ferita nell’attentato. La giovane potrà assistere al funerale del fidanzato Luca Russo, il giovane ingegnere di Bassano del Grappa rimasto ucciso nell’attentato.
La volontà dell’Isis di colpire una chiesa simbolo come la Sagrada Familia potrebbe far parte di una strategia più ampia che avrebbe nel mirino i luoghi di culto in Europa. E’ l’ipotesi avanzata dal quotidiano britannico Daily Mail secondo cui “i servizi di intelligence temono che l’Isis stia pianificando di attaccare chiese in Europa e sull’ultimo numero di Rumiyah – il magazine del gruppo – compare una foto della cattedrale di Dresda”. La cattedrale di Colonia, afferma il giornale, è stata isolata con blocchi di cemento. Il capo della polizia di Dresda conferma di aver ricevuto dagli 007 il dossier sulla minaccia Isis.
Mentre si moltiplicano le misure di sicurezza in tutta Italia per prevenire eventuali attacchi terroristici simili a quelli di Barcellona, Londra e Nizza, sale l’allerta anche nelle carceri, luoghi in cui molti immigrati musulmani si radicalizzano. Così un documento del Dipartimento amministrazione penitenziaria diramato a seguito dell’attentato di Barcellona del 17 agosto e della successiva riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, ha disposto la massima attenzione ai servizi di vigilanza armata nei penitenziari. Il documento del Dap invita le direzioni degli istituti “a sollecitare il personale a proseguire nell’attività di osservazione per individuare eventuali segni di radicalizzazione e proselitismo, comunicandoli tempestivamente ai competenti organi dipartimentali nonché a effettuare con ogni possibile attenzione i servizi istituzionali, specialmente quelli di vigilanza armata”.
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