Barcellona ricorda le vittime della Rambla

Ora un pomeriggio come tanti quello sulla Rambla, il 17 agosto di un anno fa. Un pomeriggio estivo che scorreva come tanti altri, fra turisti a passeggio fra i negozi della principale via di Barcellona e cittadini che, complice il bel tempo, avevano scelto di trascorrere lì una giornata di relax. Poi, come raccontato in una recente canzone, il cielo non fu più lo stesso: il sole di agosto fu reso improvvisamente più freddo dalla follia omicida di Younes Abouyaaqoub, un militante del sedicente Stato islamico che, alla guida di un furgone, fece irruzione sulla Rambla travolgendo chiunque si trovasse sulla sua strada. In 15 persero la vita, riversi sull'asfalto rovente. Un'altra persona, nel frattempo, veniva uccisa nello stesso modo da cinque terroristi nella cittadina di Cambrils, non lontano da Tarragona.

La vicinanza di Mattarella

Oggi, la città catalana si è fermata per ricordare le vittime di quella violenza insensata. A Plaza Catalunya si è radunata la popolazione di Barcellona, alla presenza del re di Spagna, Felipe VI, e dell'autorità catalana, per una cerimonia in memoria dei 16 morti e per ribadire, ancora una volta, l'unità del popolo spagnolo contro la minaccia del terrorismo. Mai, dagli attentati di Madrid del 2004 (costati 192 morti e 2057 feriti), la Spagna aveva dovuto fronteggiare un così alto numero di vittime, trovandosi nuovamente di fronte a una minaccia terroristica che, dopo 13 anni, sembrava ormai lontana dall'essere concreta. E, nel giorno del primo anniversario della strage, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto manifestare ancora una volta la vicinanza e il cordoglio dell'Italia alla popolazione spagnola: “Nel triste anniversario del brutale attentato di Barcellona che un anno fa ha colpito la Spagna – scrive il Capo di Stato – desidero rinnovare a Vostra Maestà il più sentito cordoglio della Repubblica Italiana e l'espressione della mia vicinanza”. Mattarella spiega che “è a coloro che hanno perso la vita – oltre che a quanti sono rimasti feriti – che rivolgiamo oggi il nostro pensiero, con sentimenti di sincera partecipazione al dolore delle loro famiglie. Il ricordo di fatti così drammatici rafforza in tutti noi la ripulsa verso ogni forma di estremismo fondamentalista e la fermezza nel tutelare la sicurezza delle nostre comunità”.

Il re contestato

A ogni modo, anche in un giorno in cui la memoria dovrebbe quietare i dissapori politici, il re Felipe VI ha ricevuto un'accoglienza contrastante a Barcellona, con la città ancora memore della crisi istituzionale seguita al fallito referendum indipendentista dell'ottobre 2017, due mesi dopo l'attentato: “Il re di Spagna non è il benvenuto nei Paesi catalani”, recita uno striscione appeso ieri sera all'ultimo piano di un palazzo che affaccia proprio su Plaza Catalunya, teatro della cerimonia in ricordo delle vittime. E non è stata la sola manifestazione di dissenso nei confronti del sovrano il quale, all'indomani del referendum, aveva parlato al Paese schierandosi contro la Generalitat di Carles Puigdemont, parlando di “condotta irresponsabile” e appoggiando l'allora governo Rajoy nella sua politica di “restaurazione dell'ordine costituzionale” nei confronti dell'autorità catalana.