Non ci sono solo vittime umane nella tragedia che ha colpito il museo del Dardo di Tunisi. A essere ucciso nell’attentato è stato anche un simbolo dell’antiterrorismo tunisino. Si tratta di un cane: Akeel, cioè Achille come il fulvo e invincibile eroe greco della guerra di Troia. Come il suo omonimo anche questo giovane (aveva appena un anno e mezzo) pastore tedesco era a suo modo una leggenda. Fiutava esplosivi, individuava sospetti e quindi salvava tante vite da quella follia jihadista che ieri ha messo in ginocchio il Paese nordafricano. Era un numero uno nel suo campo, amato e coccolato dai suoi padroni. E come Achille è morto una volta entrato tra le mura del suo obiettivo, non una città inespugnabile ma un centro culturale diventato in breve tempo un lago di sangue.
E’ bastata una pallottola vagante per abbatterlo mentre compiva il suo dovere. Il cane lupo si è accasciato e ha smesso di respirare. Morto in guerra, la sua guerra. In breve tempo la sua storia è diventata virale e ha commosso il popolo dei social network. Tweet (c’è anche l’hashtag Akeel), post, fotografie, video, un omaggio al migliore amico dell’uomo ucciso dalle barbarie di cui è capace il medesimo.
Non fraintendeteci, questa perdita non aggiunge nulla di più in termini emotivi alla tragedia di 23 vite che si sono spente nell’arco di pochi minuti. Ma Akeel era comunque un simbolo, quello di un Paese che tra mille sacrifici sta cercando una transizione democratica dopo aver rischiato di precipitare nell’abisso del fondamentalismo. Ed è per questo, forse, che al suo corpo è stata tributata una lunga ovazione fuori dal Bardo nonostante i cani nella tradizione islamica siano considerati animali infimi e impuri. Un applauso commosso, degno del Pelide Achille.
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