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Arrestati due leader indipendentisti

Era stata definita poco chiara dai vertici di Madrid, solo poche ore fa, la lettera nella quale il presidente catalano Carles Puigdemont aveva tentato di rispondere alla richiesta del premier Rajoy di specificare se avesse o meno dichiarato l’indipendenza della regione. Il leader della Generalitat ci ha provato con una missiva,evidentemente non esauriente poiché incappata nella bocciatura da parte dei riceventi, i quali hanno dichiarato di non averne ricavato informazioni migliori delle precedenti. Ma, in una sequela continua di eventi, per Puigdemont è arrivato nelle ultime ore un nuovo problema da fronteggiare: il governo di Madrid, infatti, ha messo in pratica l’arresto di due influenti leader catalani, Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, leader rispettivamente dell’Anc e dell’Omnium, due delle più importanti organizzazioni indipendentiste della società civile catalana, accusati di sedizione per le manifestazioni del 20 e 21 settembre a Barcellona.

Puigdemont: “Prigionieri politici”

“La Spagna incarcera i leader della società civile della Catalogna per avere organizzato manifestazioni pacifiche. Purtroppo ci sono di nuovo prigionieri politici”. Così ha twittato Puigdemont appena appresa la notizia degli arresti. Il presidente della Generalitat, chiamato ad affrettarsi sulla revoca dell’indipendenza (pena l’applicazione, il 19 ottobre, dell’articolo 155 che sospenderà di fatto l’autonomia catalana), si trova dunque a fare i conti con una piazza in protesta per l’arresto dei due leader e con un Governo centrale sempre più in pressing per ottenere risposte chiare sul futuro della Catalogna. Risposte che, come auspicato da Puigdemont, dovrebbero arrivare attraverso una negoziazione di due mesi, ipotesi ritenuta quantomeno poco percorribile da Madrid, che chiede una risposta entro giovedì (alla scadenza del secondo ultimatum).

Risposte chiare dalla Catalogna

Nel frattempo, le due organizzazioni a cui fanno capo Sanchez e Cuixart, hanno convocato per la giornata di oggi due proteste, una alle 12 e l’altra alle 19, davanti ai “centri di lavoro” e ai municipi catalani, in segno di protesta, invitando il popolo della Catalogna a manifestare in modo pacifico e democratico. A questo proposito, un altro tweet di Puigdemont sembrerebbe aver ribadito la linea indipendentista del Paese, spiegando che da Madrid “pretendono di incarcerare le idee, invece rafforzanoil nostro bisogno di libertà”. Il problema, però, è che dal Governo chiedono una risposta chiara e soprattutto ufficiale, la stessa invocata dalla vicepremier Soraya Saenz de Santamaria nella giornata di ieri: “Non era difficile rispondere alla nostra domanda. Dichiarate l’indipendenza sì o no?”. Il presidente della Generalitat ha provato a prendere altro tempo ma la controparte fa muro: la risposta serve adesso.

Mattia Damiani

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