Armi a Baghdad, l’Italia mantiene la promessa

[cml_media_alt id='4385']armi[/cml_media_alt]Tutto procede come nei programmi. Il carico di armi italiane destinate ai curdi per la lotta contro l’Isis è fermo a Baghdad, è stato assegnato alle autorità irachene e sarà affidato, da queste ultime, al governo regionale del Kurdistan.
L’arsenale è composto da 200 mitragliatrici con 650mila munizioni e duemila razzi rpg “regolarmente funzionanti”, e la consegna dovrebbe iniziare a giorni, dopo il via libera del ministero dell’Economia per la copertura delle spese, che equivale a un milione e 900mila euro.
In seguito all’acquisizione del consenso da parte delle autorità di Baghdad, sono in corso le attività diplomatiche, organizzative e logistiche finalizzate al trasporto e alla consegna delle armi per i peshmerga. Nel dettaglio, si tratta di 100 mitragliatrici 42/59 con 100 treppiedi, 100 mitragliatrici 12.7 e 250mila munizioni per ciascuna delle due tipologie di armi provenienti da materiale italiano in eccedenza.

C’è chi aveva sollevato dubbi sulla legittimità dell’operazione – chiedendosi se armamenti sequestrati possono essere destinati a fini istituzionali – e sull’efficienza del materiale, ma il ministro della Difesa Pinotti ha dato rassicurazioni su entrambi i fronti: “Le armi sono funzionanti – ha spiegato in un comunicato – e c’è una norma che conferma la legalità del loro impiego da parte del governo, quindi non vedo dove sia il problema”.
Accanto al pericolo Isis, poi, si pone anche quello, geograficamente più vicino, relativo alla Libia. In Italia, da una ventina di giorni, è stata innalzata la vigilanza su possibili obiettivi di attacchi terroristici: ambasciate e consolati, luoghi di aggregazione e culto, porti, stazioni e agenzie di viaggio sono continuamente controllati da parte dell’esercito. Non esistono al momento minacce specifiche, rassicura Palazzo Chigi, ma l’attenzione deve essere alta sugli ambienti del radicalismo islamico e sui cosiddetti “foreign fighters”, italiani che avevano scelto di allearsi tra le fila del sedicente califfato Islamico e che sono di ritorno dai teatri di guerra.