Ankara proroga il blocco navale

La Turchia avverte nuovamente Cipro sul caso legato allo sfruttamento delle risorse naturali nel Mediterraneo orientale e ha annunciato di aver prorogato sino al 10 marzo le esercitazioni militari per evitare ogni navigazione all'interno della zona economica esclusiva (Zee) dell'isola. 

Crisi

Il presidente cipriota, Nicos Anastasiades, ha parlato della decisione di Ankara con il premier greco, Alexis Tsipras, e ha convocato una riunione d'urgenza del governo per decidere le prossime mosse, ha riferito 
l'agenzia di stampa cipriota Cna. L'impasse che va avanti ormai da una decina di giorni non accenna a trovare soluzione. Il 9 febbraio navi da guerra turche, con la scusa di partecipare ad esercitazioni militari nelle acque a est dell'isola, avevano bloccato la nave da perforazione della nave Saipem 12000 (noleggiata dall'Eni) diretta verso un sito offshore, all'interno del blocco 3 della Zee, dove era prevista la trivellazione di un pozzo esplorativo di gas. Da allora, l'imbarcazione è ferma a una cinquantina chilometri dal sito, conosciuto come “Cuttlefish”.

Mediazione difficile

E' scesa in campo anche l'Unione europea che ha invitato la Turchia a evitare minacce e ad “astenersi da qualsiasi azione che possa danneggiare i legami di buon vicinato”. Ma la Turchia non sembra voler abbassare la guardia: il 13 febbraio il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avvertito Cipro di non “oltrepassare il limite” nel Mediterraneo orientale e Ankara ha avvertito che le attività esplorative potranno essere condotte solo con il suo consenso a tutela dell'entità turco-cipriota.

Isola divisa

Dal 1974 Cipro è divisa in due: a sud c'è la Repubblica di Cipro, etnicamente greca, che è membro dell'Unione Europea ed è riconosciuta a livello internazionale, a nord c'è la zona di occupazione turca, trasformata in Repubblica turca di Cipro Nord, riconosciuta solo da Ankara. L'Italia ha aperto tutti i canali diplomatici con la Turchia per arrivare a una “soluzione condivisa” nei tempi più brevi possibili. Dietro le quinte si sta muovendo anche la diplomazia europea e pure l'Onu si preoccupa per il pericolo di un'escalation tra Grecia e Turchia. Nei giorni scorsi comunque il presidente cipriota aveva gettato acqua sul fuoco affermando che “non c'è motivo di preoccupazione” e che la situazione è gestita in modo tale da prevenire una crisi militare.